Così ci si prepara alle Regionali
Pesaro, Ricci propone la chiusura del termovalorizzatore: la decisione figlia di un calcolo di piccolo cabotaggio

Il “campo largo” si prepara alle elezioni regionali del 2025 con candidature che sollevano perplessità non solo per i nomi in gioco, ma soprattutto per le prime dichiarazioni programmatiche. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro ed esponente del PD, è tra i nomi più accreditati per la corsa alla presidenza della Regione Marche. Un profilo istituzionale, di lunga esperienza amministrativa, che ha pensato bene di fare subito una proposta incomprensibile: la chiusura del termovalorizzatore delle Marche. Una presa di posizione che sembra più una concessione politica ai populismi grillini – da sempre contrari alla termovalorizzazione – che una scelta basata su dati tecnici o ambientali. Il paradosso è che mentre Ricci propone lo smantellamento dell’impianto marchigiano, a Roma il sindaco Roberto Gualtieri sta completando l’iter per la realizzazione del termovalorizzatore della Capitale, che dovrebbe entrare in funzione nel 2027.
La decisione figlia di un calcolo di piccolo cabotaggio
Allora spiegateci: è giusto o sbagliato puntare sulla termovalorizzazione? Se è utile a Roma per ridurre la dipendenza dalle discariche e affrontare l’emergenza rifiuti cronica, perché non dovrebbe esserlo anche per le Marche? La posizione di Ricci sembra semplicemente figlia di un calcolo di piccolo cabotaggio: ricompattare l’alleanza con il Movimento 5 Stelle a livello locale. Dire “no” ai termovalorizzatori non significa essere ecologisti, significa semplicemente spostare il problema altrove. In assenza di impianti moderni, sicuri ed efficienti, le regioni sono costrette a ricorrere a discariche o all’esportazione dei rifiuti, con costi economici ed ambientali ben più alti. I dati lo dimostrano: nei paesi del Nord Europa, come Svezia e Danimarca, la termovalorizzazione è parte integrante di un ciclo virtuoso che prevede una fortissima raccolta differenziata, un basso tasso di discarica e un’efficiente produzione di energia dai rifiuti residui. Nel caso delle Marche, chiudere l’impianto esistente, senza un’alternativa seria, rischia di aggravare il problema della gestione dei rifiuti e di aumentare i costi per i cittadini.
Gli altri interrogativi
Ma non è solo l’idea di Ricci a sollevare interrogativi. Un altro nome forte per le prossime regionali è quello di Antonio Decaro, già sindaco di Bari e ora eurodeputato. La sua candidatura alla guida della Regione Puglia appare già come cosa fatta, ma porta con sé un’altra discussione che investe la coerenza del centrosinistra. Alla vigilia delle elezioni europee Giorgia Meloni era stata attaccata duramente per la sua scelta di candidarsi alle europee pur dichiarando in anticipo che non avrebbe lasciato Palazzo Chigi. Il centrosinistra aveva parlato di “presa in giro degli elettori”, di “candidature finte” e “uso strumentale delle elezioni europee”. Ma ora, con Ricci e Decaro, lo schema si ripete a parti invertite: due eurodeputati eletti nel 2024, che hanno appena preso il loro seggio a Bruxelles, si apprestano a lasciare tutto per candidarsi in Puglia e nelle Marche, è una cosa seria?
Il problema di comunicazione
È evidente che nel centrosinistra esiste un problema di comunicazione politica, ma soprattutto di scelte strategiche. Da un lato si vuole difendere l’Europa e l’impegno istituzionale, dall’altro si continua a utilizzare Bruxelles come un palcoscenico temporaneo o una tappa intermedia verso altri ruoli. Tutto questo contribuisce solo ad alimentare la sfiducia degli elettori. Quando la politica appare cinica e incoerente, i cittadini si allontanano. Ed è proprio questo lo scenario che rischia di emergere nelle prossime regionali: una crescente disaffezione verso un centrosinistra che sembra parlare più al suo interno che all’elettorato.
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