Mama Africa
Progetto ambizioso ma debole
Piano Mattei, un anno dopo mancano le colonne portanti: Ue e più soldi, altrimenti l’Africa sarà di Cina e Russia

Mercoledì 29 gennaio 2025 sarà un anno esatto dal lancio del Piano Mattei per l’Africa del governo di Giorgia Meloni. Un progetto ambizioso che adesso sta per affrontare il suo secondo step con l’ampliamento ad una nuova fila di paesi dove spiccano sicuramente l’Angola ed il Senegal, due giganti regionali in due aree critiche del continente africano. La prima fase del piano Mattei aveva invece coinvolto soprattutto i paesi del Mediterraneo come Tunisia, Algeria, Marocco ed Egitto senza dimenticare l’Etiopia, la Costa d’Avorio, la Repubblica democratica del Congo e il Mozambico.
Piano Mattei, la criticità in Africa
Il piano strutturato in cinque anni ha visto lo stanziamento di 5,5 miliardi di euro, una cifra sicuramente insufficiente per un continente così grande e variegato che conta la bellezza di 54 stati. Ad un anno dal lancio del progetto, la situazione africana non è migliorata a livello geopolitico e se con i paesi del Mediterraneo si riesce a dialogare, nell’Africa subsahariana non funziona assolutamente nulla. La Repubblica Democratica del Congo potrebbe essere travolta da un momento all’altro, la Costa d’Avorio è in estrema difficoltà economica e con la rottura dei rapporti con la Francia il rischio che guardi a Cina e Russia diventa sempre più concreto. Il Mozambico non ha assolutamente risolto i suoi problemi con il terrorismo internazionale e vede il ricchissimo nord del paese ancora sotto la minaccia dell’estremismo islamico.
Colonne portanti: Ue e più soldi
Perché il Piano Mattei possa avere successo, ha bisogno di due colonne portanti. La prima è l’appoggio politico dell’Unione Europea che, non soltanto a parole ma con azioni di indirizzo politico, dovrebbe appoggiare un piano comune che possa creare un rapporto stretto e diretto fra Europa ed Africa. La seconda sono finanziamenti molto più corposi che possono a loro volta arrivare sempre dall’Europa che deve contrastare l’influenza della Cina che da vent’anni investe moltissimo nel continente africano ed è diventata padrona di tutte le infrastrutture più importanti.
Senza questi due requisiti appare molto difficile che l’Italia da sola possa avere un ruolo determinante, anche se negli anni ci siamo creati una fama di paese con il quale si può lavorare senza rischiare di subire il classico controllo tipico di Parigi. Un anno è ancora poco per un bilancio definitivo, ma dobbiamo comunque stare a vedere quello che accade sulla sponda sud del Mar Mediterraneo, perché da lì che passano gli equilibri geopolitici globali.
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