Il Nord Kivu, una delle province più orientali della Repubblica Democratica del Congo, è ancora una volta un campo di battaglia. Il movimento ribelle M23, chiamato così per la sua fondazione il 23 marzo del 2021, sta avanzando rapidamente e nelle ultime settimane ha conquistato città e villaggi, prendendo il controllo dí ricchissime aree minerarie. Questo movimento erede del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo era nato per difendere i tutsi congolesi e dal 2009 aveva messo a ferro e fuoco tutte le province orientali, ma era stato sconfitto nel 2013.

Con l’appoggio economico e militare del Ruanda, l’M23 è rinato con maggiore forza ed organizzazione e sta travolgendo il debole esercito nazionale congolese. A dicembre il presidente della Rdc Felix Tshisekedi ed il presidente ruandese Paul Kagame si sarebbero dovuti incontrare per mettere fine alla guerra, ma il leader ruandese ha annullato il meeting facendo precipitare la situazione. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che gli ultimi scontri hanno costretto 400mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni e hanno denunciato la presenza illegale di almeno 4000 soldati ruandesi al fianco del ribelli.

La missione onusiana in Congo (Monusco) sta cercando di respingere con l’artiglieria l’avanzata dei ribelli, combattendo a fianco delle Fardc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo), ma la situazione sembra irreversibile. Goma, capitale del Nord Kivu, che con l’affluire dei profughi ha raggiunto i due milioni di abitanti, appare circondata e nelle colline che la incorniciano si vedono i pezzi di artiglieria ed i mortai delle forze ribelli pronte a calare sulla vita. I governativi si stanno ritirando e sembra che non siano in grado di difendere la capitale, nonostante l’arrivo di un contingente di rinforzo dal Burundi che vorrebbe limitare l’influenza ruandese nella regione.

Goma era stata conquistata dai ribelli anche nel 2013 ed erano stati necessari mesi perché fosse liberata. La comunità internazionale sta facendo pressioni sul Ruanda perché fermi questa carneficina che ha già provocato diverse migliaia di morti, ma intanto il piccolo paese africano sta già esportando grandi quantità di materie prime come coltan e cobalto dalle miniere congolesi sotto controllo dell’M23.

La popolazione di Goma e in preda al panico: le scuole sono chiuse, i negozi aprono poche ore e non arriva più cibo dalle campagne, mentre i ribelli stanno già manomettendo la fornitura di energia elettrica lasciando lungamente al buio la grande città congolese. Se cadrà Goma, tutto il Congo centrale sarebbe indifendibile ed i ribelli potrebbero dilagare nel paese come fecero nel 1996 guidati da Laurent Desire’ Kabila che arrivò a conquistare anche la capitale Kinshasa, abbattendo il trentennale regno del generale Mobutu Sese Seko. Da oltre 20 anni il Kivu conosce soltanto la guerra con oltre 150 milizie che si contendono il territorio, tutto per le sue enormi ricchezze del sottosuolo che sono la vera maledizione del Congo, il grande gigante malato dell’Africa.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi