Quando a Roma piove, si sa, tutto è un disastro: i taxi non si trovano (sul fatto che Gualtieri sia migliore di Virginia Raggi è stata aperta una commissione di esperti internazionali che entro qualche mese darà l’atteso responso…), andare in centro in città peggio che mai, è una nightmare, per le bici e i monopattini al netto della mancanza di corsie dedicate non è esattamente il tempo atmosferico ideale. Rimangono, o meglio rimarrebbero i mezzi pubblici. Ne avevamo parlato già mesi fa, in piena estate.

L’odissea di chi abita fuori Roma

Per chi poi abita fuori Roma, arrivare in centro con l’auto diventa un’odissea, il tracciamento del cui percorso ideale pure un algoritmo  di intelligenza artificiale andrebbe in tilt a realizzarlo. Per chi poi, povero illuso, pensa di poter arrivare in centro dalla parte nord di Roma con il trenino gestito da Cotral che collega in modalità extraurbana Viterbo con la città e in modalità urbana la periferia nord di Roma (Saxa Ruba, Tor di Quinto, Labaro, Prima Porta) con Piazzale Flaminio, la relativa metro e l’adiacente piazza del Popolo, il viaggio potrebbe rivelarsi una avventura epica.

Piove, Cotral inefficiente

Prendiamo stamani. Piove ed oltre a dire un banale “governo ladro” il malcapitato che deve arrivare in centro città si dirige in auto o in bus a Saxa Rubra. Sotto la pioggia incessante, vede un centinaio di persone ammassate ad aspettare il prossimo treno. I cartelloni luminosi con gli orari annunciano inesorabilmente i prossimi, tutti teorici arrivi, come se il traffico fosse regolare. Passano dieci minuti, venti minuti. Al ventesimo il cittadino si chiede cosa è successo. Prova a chiedere al personale Cotral, perché fare annunci urbi et orbi con gli altoparlanti è impresa titanica par di capire, chissà poi se gli altoparlanti funzionano. Prova a vedere su Google Maps, ma è palese che – a differenza di qualunque grande città civilizzata – Cotral e in generale Roma non comunica i dati dei propri mezzi a Google, sicché è una pia illusione sperare di trovare lì informazioni aggiornate. Roba dell’altro mondo, parrebbe.

Nel 2023 “si telefona al collega Cotral nell’altra stazione”

A quel punto al cittadino non rimane che chiedere informazioni a qualche malcapitato del personale Cotral presente e la laconica risposta è “ci stiamo informando”. Scopri poi che la modalità che hanno per “informarsi” è quella di chiamare colleghi in altre stazioni: cioè, nel 2023, dopo che il mondo è stato sconvolto dalla rivoluzione digitale e mentre sta per essere sconvolto da un’altra rivoluzione, quella dovuta all’intelligenza artificiale, il personale Cotral per capire se il treno sta arrivando deve telefonare a colleghi presenti in altre stazioni per chiedere loro informazioni.

Sembra l’Italia del 1950. Forse peggio.

Non è l’Italia del 2023, è quella del 1950, ti viene spontaneo dire. E poi guardi i treni, i cartelloni luminosi, le scale mobili che non funzionano, il piazzale antistante pieno di buche, i bagni indecorosi, la sporcizia generale e trovi da un lato conferma di questa tua drammatica affermazione, dall’altro ti chiedi se nel dopoguerra, pur con meno tecnologia e meno soldi, forse c’era più cura e più attenzione all’utente.

Il “marketing disruptive” di Cotral

Alla fine il treno arriva. Dopo 40 minuti. E due minuti dopo che l’omino della Cotral ti ha detto che ha sentito il suo collega e che per arrivare il primo treno ci metterà altri 15 minuti. Sorridi e ti chiedi se questa non sia una tecnica di marketing per sorprendere positivamente il cittadino esasperato: ma no, non è cosi, è solo un pezzo della totale cialtroneria con cui questa tratta viene gestita da Cotral che, lo ricordiamo, è azienda regionale.

I cittadini si organizzano tra Nepi e Monterosi

Nel frattempo i “cittadini esasperati” si organizzano. Stufi dei disservizi, dei ritardi, delle corse cancellate, alcuni utenti riuniti nel Comitato pendolari ferrovia Roma nord per la Roma-Civita Castellana-Viterbo hanno organizzato un sit-in sotto la sede Cotral di Roma: appuntamento per tutti venerdì dalle 9 alle 11 in via Alimena Bernardino. “Nel mirino i disservizi quotidiani – si legge sul quotidiano locale, Il Corriere di Viterbo – su quella che è ormai unanimemente riconosciuta come la più disastrata, o quantomeno una delle più disastrate, ferrovie italiane, a cui la cura Cotral, dopo decenni di malagestione Atac, ha fatto più male che bene”. “Con quello che paghiamo due o tre volte (con tasse, biglietti, abbonamenti, pubblicità, contratto di servizio) – constata il portavoce del comitato pendolari Fabrizio Bonanni sempre al Corriere di Viterbo- dovremmo avere treni ogni 10 minuti, puliti ed efficienti dentro e fuori. Stazioni con wifi, bagni funzionanti, biglietterie a 10 sportelli aperti, tornelli attivi, barriere architettoniche azzerate. E invece abbiamo servizi da quarto mondo”.

Come dargli torto?

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva