«L’attenzione del Governo per il Mezzogiorno resta altissima e senza precedenti». Lo ha dichiarato nei giorni scorsi, in un’intervista al Mattino, il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna. L’impegno del Governo Draghi, anche attraverso la manovra finanziaria, si conferma così in linea con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il Fondo complementare. Come sappiamo le risorse oggi ci sono e sono ingenti: gli 82 miliardi del PNRR – cioè il 40% delle risorse territorializzabili del Pnrr e del Fondo complementare – si sommano a 83 miliardi circa dei fondi strutturali europei, ai 73 miliardi del Fondo nazionale di Sviluppo e Coesione e ai 13,5 del programma europeo React-Eu. Se i progetti del PNRR saranno realizzati, il Sud nell’arco di cinque anni – questo l’obiettivo – registrerà un aumento del Pil e dell’occupazione superiore alla media nazionale e «diventerà un luogo migliore dove vivere, lavorare e costruirsi un futuro».

Nulla è però scontato e il traguardo è tutto da conquistare. Se quello dei soldi non è, infatti, più un problema, perché i soldi ci sono, stanno invece emergendo criticità relativamente all’attuazione dello stesso PNRR. Se ne è parlato nei giorni scorsi anche in un seminario di Confindustria dedicato agli aspetti operativi nel quale sono emersi elementi di preoccupazione proprio sulla capacità realizzativa sul territorio. La concreta realizzazione del Piano avviene con l’assegnazione dei fondi tramite bandi, sia che si tratti di progetti di imprese private sia che a proporre i progetti siano enti locali, per costruire infrastrutture che dovrebbero essere garantite in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale e dalla cui realizzazione si attende il superamento dello storico divario tra Nord e Sud. È del tutto evidente che le criticità che stanno emergendo ora nella fase attuativa possono essere superate soltanto da un comune impegno di tutti i soggetti coinvolti con un approccio innovativo rispetto al passato, basato su una collaborazione stringente e sulla conoscenza delle realtà territoriali che è diventata una condizione necessaria per il successo dell’intera operazione.

Le Banche popolari, da sempre radicate nei territori, giocheranno un ruolo fondamentale e imprescindibile in questa partita. Forti di una esperienza legata alla loro vocazione storica di intermediario bancario che opera per il sostegno dell’economia reale, delle famiglie e delle piccole e medie imprese, le Popolari costruiscono un solido raccordo tra aziende, istituzioni locali e Stato, agevolando il flusso delle risorse e l’andamento di progetti e investimenti. Questo ruolo è di particolare rilevanza e delicatezza proprio nelle regioni meridionali del Paese dove gli istituti del credito popolare sono gli unici (al netto delle BCC ormai nel complesso un unico gruppo) che continuano a mantenervi la propria sede legale oltre che una presenza capillare con quasi 1.000 sportelli, unico riferimento creditizio per 80 Comuni del Meridione.

Così, se alcuni grandi enti o istituzioni bancarie operanti in tutto il territorio nazionale e estero, promuovono bandi riservandoli a enti pubblici territoriali o a Comuni di alcune specifiche e limitate regioni del Nord, le Banche popolari rappresentano, per l’intero Paese e in particolare per il Mezzogiorno, la certezza di un impegno e di una positiva presenza. Negli ultimi dieci anni, gli impieghi vivi delle Popolari con sede nel Mezzogiorno sono cresciuti, ben al di sopra di quanto registrato dall’intero sistema bancario; i flussi di nuovi finanziamenti alle PMI sono stati pari a 115 miliardi di euro e quelli alle famiglie, per i mutui, 39 miliardi. A fine 2020, lo stock degli impieghi al Sud, sempre delle Popolari, ha superato i 24 miliardi e quello dei depositi i 28. Sono numeri che parlano di piccoli e medi imprenditori che hanno potuto dar vita o rilanciare o far resistere la propria attività, posti di lavoro salvati o guadagnati e di famiglie che hanno acquistato una casa. Sono numeri che dimostrano come il faro del sistema delle Banche del territorio nell’attuazione del Pnrr sarà, come sempre, il contributo concreto per ridurre le disuguaglianze e traghettare il Sud del Paese verso l’Europa grazie alla propria capacità di esaltare le specificità dei singoli territori anche difendendoli con una presenza radicata e con la riaffermazione del principio di sussidiarietà.