È molto apprezzabile che il ministro del Sud, Mara Carfagna, si confronti con gli stakeholder per affinare obiettivi e interventi da promuovere nell’ambito del Piano di ripresa e resilienza. Come Unione Industriali di Napoli, siamo convinti che ci troviamo di fronte a una grande opportunità: quella di ridurre il divario tra il Sud e il resto del Paese e l’Europa. Le considerevoli risorse aggiuntive assicurate da Next Generation Ue devono essere utilizzate con rigore ed efficacia. Per farlo nel migliore dei modi per il Mezzogiorno occorrono tre cose: un ruolo da protagonista del Sud nell’ambito della crescita complessiva del Paese; risorse adeguate per colmare le diseguaglianze, come del resto ci chiede la stessa Unione europea; meccanismi di governance e di semplificazione normativa tali da scongiurare il pericolo di ritardi che non ci possiamo permettere, vista la tempistica stringente stabilita da Bruxelles, pena la mancata erogazione dei fondi.

Bisogna rimettere in moto l’intervento pubblico, a partire dall’investimento infrastrutturale, riqualificare il territorio laddove necessario, risolvere problemi al Sud particolarmente pressanti come il risanamento idrogeologico, promuovere un’economia industriale sostenibile, sviluppando sinergie tra ricerca, innovazione, logistica e manifattura, favorire la creazione e la riqualificazione di profili professionali finalizzati a gestire le nuove tecnologie. L’Italia ha bisogno di un secondo motore produttivo, il Sud può assolvere a questo compito. Il decollo delle Zone economiche speciali e il loro collegamento, attraverso un forte potenziamento delle linee di trasporto, possono diventare il fattore propulsivo di una grande stagione di rilancio del Meridione, purché sostenuti dal nuovo modello di sviluppo sostenibile, digitale e green. Occorre completare e potenziare reti energetiche e piattaforme digitali. Il Mezzogiorno diventi finalmente porta d’ingresso dell’Europa nel Mediterraneo, mix di traffici e di attività produttive ecosostenibili.

Un rilancio del Sud significherebbe anche rilancio dell’intera nazione. Non dimentichiamo che il rapporto tra debito pubblico e pil si riequilibra solo aumentando il tasso di occupazione meridionale, portandolo a superare almeno il 60%. Giovani e donne devono essere i protagonisti di questo modello di sviluppo inclusivo. Pensiamo, per esempio, a quali vantaggi possono derivare all’occupazione femminile dalla creazione di quegli asili nido che al Nord consentono alle donne di partecipare alla società del lavoro senza i problemi, a volte insormontabili, che trovano dalle nostre parti. Più in generale, al Sud va assicurato il rispetto dei livelli essenziali di prestazione, precondizione dell’esercizio dei diritti di cittadinanza.