Ormai è evidente a tutti quello che sostengo da più di un anno: Marcello Foa non può presiedere il Cda Rai, va sostituito al più presto. Il ministro dell’Economia può revocarlo da consigliere di amministrazione in ogni momento, senza bisogno di giusta causa. I partiti di maggioranza e di opposizione devono dare alla Rai un vero presidente di garanzia.

Nella scelta del nuovo presidente, però, potrebbe presentarsi l’ostacolo di una norma della Legge Madia, quella che vieta ai pensionati di assumere incarichi dirigenziali in aziende pubbliche per più di un anno (comunque a titolo gratuito). E’ la norma, per intendersi, che ha portato alla conclusione anticipata del mandato di Carlo Freccero come direttore di Rai2.

L’interpretazione restrittiva di questa legge potrebbe essere un problema per scegliere il nuovo presidente di Viale Mazzini. A presiedere il Cda, infatti, serve un’autorevole personalità di garanzia, con grande e consolidata esperienza, riconosciuto equilibrio. E’ molto probabile che caratteristiche del genere possano essere riconosciute in chi è in pensione.

Il senso della legge, però, non c’entra nulla con il caso del presidente della Rai. La norma introdotta nel 2014 dall’allora ministra Madia era volta “a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti in quiescenza”, così “aggirando di fatto l’istituto della quiescenza” e bloccando i “più giovani”. E’ chiaro che nominare un pensionato a presidente della Rai non è certamente un modo per aggirare l’istituto della pensione e penalizzare i più giovani.

Di fronte a questa situazione, il Parlamento e il Governo dovrebbero valutare una modifica alla Legge, affinché chi sarà chiamato, mi auguro nei prossimi giorni, a presiedere il Cda Rai possa essere scelto liberamente per le sue qualità e la sua professionalità, indipendentemente dal fatto che abbia o meno un’età inferiore a quella della pensione.

Il Governo potrebbe anche chiedere un parere interpretativo all’Avvocatura generale dello Stato. La legge Madia esclude dal divieto, infatti, le nomine compiute da organi costituzionali quali sono Camera e Senato, e la nomina del presidente della Rai diviene efficace soltanto se approvata dalla Commissione di Vigilanza con il quorum dei due terzi dei suoi componenti. Si configura, quindi, come una nomina di matrice parlamentare.