La sfida tra superpotenze si combatte anche nel campo delle infrastrutture. Mosca e Teheran hanno annunciato l’accordo per realizzare una ferrovia tra due città iraniane, Astara, vicino al confine con l’Azerbaigian, e Rasht, più a sud. Si tratta di una linea di circa 160 chilometri nella parte settentrionale dell’Iran che apparentemente potrebbe sembrare quasi secondaria. Eppure, questo accordo è stato considerato talmente importante da meritare un collegamento video dei due presidenti, Vladimir Putin ed Ebrahim Raisi. Per comprendere il motivo di tanta solennità, bisogna fare un passo indietro, quando India, Iran e Russia hanno iniziato a sviluppare il progetto di un corridoio infrastrutturale che collegasse i tre Paesi saldandone le rispettive economie. Negli anni il piano è riuscito ad andare avanti e crescere, al punto che molti analisti ritengono che in futuro possa anche sfidare il “monopolio” del passaggio di Suez.

Nell’ambito di questo progetto, il Corridoio internazionale di trasporto nord-sud, si arriva così all’accordo per la ferrovia Astara-Rasht. Un tassello fondamentale non soltanto dal punto di vista strategico, ma anche sotto il profilo politico. L’intesa, infatti, arriva in uno dei momenti di maggiore isolamento della Russia e dell’Iran, con la guerra in Ucraina che ha saldato l’alleanza tra i due Paesi ma che ha anche provocato l’intensificazione del blocco da parte dell’Occidente. In questo isolamento di Mosca e Teheran, l’India, colosso silenzioso della geopolitica asiatica, si muove con una sua peculiare autonomia strategica. Nuova Delhi, infatti, non ha preso parte alle sanzioni imposte contro la Russia né ha mostrato sentimenti di sfida verso l’Iran. E pur ribadendo l’importanza della partnership con Stati Uniti e Unione europea, ha sempre evitato di prendere una posizione del tutto aderente alla linea occidentale, provocando non poche perplessità da parte di Washington e di Bruxelles.

Un equilibrismo che si basa su due motivi: l’interesse a commerciare con il blocco euro-americano e la volontà di limitare l’avanzata della superpotenza cinese. Secondo molti analisti, infatti, il corridoio che unisce India e Russia passando per l’Iran, ma anche per l’Azerbaigian, e che coinvolge altri attori regionali, taglia di fatto l’altro grande corridoio infrastrutturale e commerciale dell’Asia: la nuova via della seta. Anzi, questa rotta navale e terrestre tra i due giganti eurasiatici può essere letta proprio come una rotta alternativa a questo progetto di Pechino, che non a caso ha da tempo messo gli occhi sull’Iran, sulla stabilità delle rotte mediorientali e di tutte quelle coinvolte nell’iniziativa di Xi Jinping.

La questione è talmente centrale nella sfida tra superpotenze che forse non a caso questo accordo tra Mosca e Teheran arriva dopo alcuni mesi dall’accordo voluto dal Dragone per la riapertura dei rapporti diplomatici tra Iran e Arabia Saudita. Blindare queste rotte, infatti, è un obiettivo primario per qualsiasi superpotenza: a maggior ragione per quelle a spiccata vocazione industriale e commerciale e che vogliono aprirsi ancora di più ai mercati mondiali. L’allarme è risuonato a Washington, preoccupata di vedere eroso il proprio sistema di alleanze nella fragile regione mediorientale. Da tempo gli osservatori si soffermano sul fatto che gli Stati Uniti non siano in grado di proporre ai Paesi coinvolti dalla Cina nella via della seta un’alternativa credibile sul piano economico e infrastrutturale. Adesso, sembra che stia muovendo anche l’amministrazione Biden, che, guarda caso, punterebbe proprio sull’India. Il sito Axios ha rivelato i contatti tra i consiglieri per la sicurezza nazionale di Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati e India su un progetto infrastrutturale che colleghi i Paesi e del Golfo Persico ai porti indiani. L’iniziativa si interseca a un’altra piattaforma pensata Oltreoceano, l’I2U2, che unisce India, Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti per investimenti “nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti, dello spazio, della salute e della sicurezza alimentare”. Riad non partecipa a questo gruppo, così come Israele al momento non farebbe parte del progetto svelato da Axios. Ma in caso di normalizzazione tra questi due Paesi, Washington avrebbe gioco facile a unire le due iniziative, ponendo un freno alla Cina nella regione. Obiettivo che di certo non farebbe storcere il naso all’India: forse vero vincitore in caso di completamento di queste nuove rotte commerciali.