L’attacco del drone che ha colpito il Cremlino, il giorno dopo, apre una prospettiva nuova sulla guerra. Il Riformista ha provato a sentire alcuni degli analisti che conoscono meglio lo scenario ucraino-russo. Il professor Andrea Margelletti, Presidente del Centro Studi Internazionali, è didascalico: “Gli indiziati sono due. Il primo: le forze speciali ucraine che operano ormai da molto tempo in Russia utilizzando una serie di reti informative che il servizio segreto ucraino SBU ha messo in campo. Il secondo: un avversario politico di Putin ha voluto mandare un messaggio devastante per la leadership del presidente russo”.

Se le ipotesi sugli autori sono circoscritte, il movente rimane meno definito. “Al di là di chi sia stato, il messaggio è forte: volevi conquistare il mondo, non sai difendere il tetto di casa tua. Un segnale incontrovertibile di vulnerabilità”, aggiunge Margelletti. Che ragiona poi sul conflitto che verrà: “La guerra è già combattuta con i droni. Dall’inizio del conflitto. E col passare del tempo sempre di più. Diventerà un confronto tra droni contro droni, tipo Orazi e Curiazi? Ci saranno droni in aria e purtroppo ancora molti morti a terra”.

Il giorno dopo l’attacco, la nebbia sulla piazza Rossa non si dirada. Putin non era al Cremlino, non ha subìto alcun danno. “Come ben sa chi fa questo lavoro, il presidente russo si trova solo raramente in quel palazzo. Nemmeno i servizi segreti russi sanno dove si trova esattamente”, ci dice l’ex direttore della Divisione Analisi e Studi del Sisde, Alfredo Mantici.

Il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa – ed ex capo di Stato maggiore dell’aeronautica – ci ricorda gli autorevoli precedenti: “Gli Stati Uniti hanno usato un drone per colpire Bin Laden, in fatto di attacco ai simboli avversari non c’è niente di tanto forte”, ci dice. Non scarta nessuna ipotesi, nemmeno la più sottile. Anzi: “Non si può escludere che sia un caso di false flag. Una messinscena dei servizi segreti militari che autorizza una aggressione ancora più forte contro Kiev, come di fatto si è poi verificata”.

I bombardamenti ieri si sono moltiplicati, con un bilancio di vittime tristemente alto. Gli attacchi attacchi aerei si sono moltiplicati su Kiev ed altre città ucraine, inclusa Odessa, senza provocare vittime. Esplosioni anche a Zaporizhzhia e allarmi aerei nelle regioni di Chernihiv, Sumy, Poltava, Kharkiv, Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk. Nathalie Tocci, direttrice dello IAI, l’Istituto Affari Internazionali, slega le reazioni dalla necessità di essere autorizzate. “Alla Russia non occorrono scuse particolari per bombardare di più o di meno, colpiscono in modo sproporzionato dall’inizio”, fa notare. E guarda avanti: “Ora cosa succederà? Tra pochi giorni sarà il 9 maggio, anniversario della vittoria russa nella II guerra mondiale che a Mosca si attende come il giorno più autocelebrativo dell’anno”. E dunque? “A Putin serve una motivazione per una mobilitazione più ampia, un richiamo al patriottismo che faccia leva sui simboli sacri. Quale punto migliore del cupolino del Cremlino, al centro della piazza Rossa?”, suggerisce Nathalie Tocci.

Giammarco Sicuro è stato l’inviato Rai in Ucraina che segue le dinamiche militari in un campo e nell’altro. “È complicato dire chi ci sia dietro, ma è del tutto improbabile pensare che Kiev si lanci in operazioni di questo tipo, rischiose e improduttive. Hanno altro da fare al momento, tanto più che nessun ingenuo può pensare, da remoto, di colpire Putin così”, argomenta l’inviato di guerra. “Ha dimostrato l’inconsistenza delle difese interne, ma sembra il gesto di una operazione di sabotaggio interno. I russi tengono tantissimo alla propaganda del 9 maggio, molto delle loro campagne ruota intorno a questa data”, fa notare anche lui. E per il futuro? “Può esserci una svolta dietro l’angolo. Un segnale che qualcuno doveva interpretare, dietro le quinte, e che è arrivato a quel qualcuno più forte e più chiaro di quel che pensiamo noi”. Sembra andare nella stessa direzione il parere di Marco Scurria, che per Fdi segue gli Esteri ed è un osservatore attento di quel che accade tra Kiev e Mosca: “Gli scenari sono più di quanti si possa credere. Dietro c’è l’esigenza di dare un segnale forte a Putin. Da parte di chi, non so dirlo. So che attori interessati a farlo sono molti, dagli oligarchi russi a pezzi dell’intelligence militare, dagli oppositori politici alla Cina”. E con quale scopo si è deciso di lanciare il drone sulla cupola di un palazzo del potere simbolico ma disabitato? “Per creare uno shock che doveva mettere un punto. Richiamare i due pugili agli angoli del ring. Drone e reazione al drone, poi fermatevi. Perché la realtà è che nessuno dei due contendenti può più permettersi i costi di questa guerra”, conclude il senatore Scurria. Da parte russa le risposte in effetti sono più stonate che sproporzionate.

“Dietro l’attentato con droni a Vladimir Putin al Cremlino ci sono gli Stati Uniti”, dice Dimitrij Peskov, portavoce della presidenza russa, citato dall’agenzia di stampa Novosti. “I tentativi di negarlo sia a Kiev che a Washington sono, ovviamente, del tutto ridicoli” ha detto il responsabile. “Sappiamo benissimo che le decisioni su queste azioni e attentati terroristici non vengono prese a Kiev ma a Washington”. Peskov ha aggiunto: “Kiev sta già facendo quello che gli dicono di fare”. “Penso che sicuramente non sia qualcosa che possa essere facilmente organizzato da dilettanti. Mi sembra piuttosto un attacco di professionisti”, dice Andrej Kortunov, direttore accademico del Consiglio russo per gli affari internazionali (Riac) a Mosca. Le accuse sono respinte in toto dagli americani. L’alto rappresentante dell’Unione Europea per la Politica estera Josep Borrell ha esortato le autorità russe a non utilizzare l’attacco per giustificare un’escalation dell’aggressione contro il paese vicino. “Ho ascoltato il presidente Zelensky e ha detto molto chiaramente che gli ucraini non sono coinvolti in questi attacchi e che difendono il loro Paese combattendo solo sul loro territorio”, ha dichiarato Borrell, avallando la dissociazionedi Kiev dall’azione.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.