L’inizio dell’anno scolastico in Russia ha registrato una presenza diretta e attiva di Putin che rivolgendosi alle scolaresche ha trasmesso in videoconferenza, ma anche in presenza, un saluto non di circostanza ma basato su alcune nozioni che dovranno essere sviluppate in corso d’anno attraverso l’introduzione dell’ora di “conversazioni speciali”, che altro non sono che la didattica ideologica della pura propaganda di regime.

Qui ci si lamenta se il Ministero dirama sempre più sporadiche circolari di indirizzo sui programmi nazionali, le iscrizioni degli alunni, l’organizzazione delle lezioni o sull’educazione civica che vengono viste come tentativi di lesa maestà dell’autonomia scolastica. Lo zar non va tanto per il sottile e mescola apprendimento e formazione secondo gli standard di istruzione voluti dal Cremlino. Ciò accade nelle scuole russe e nelle zone dell’Ucraina occupate dai russi, anche attraverso l’invio di docenti da Mosca per irregimentare le scolaresche secondo le direttive del regime.

La giornalista Anna Zafesova – in un incisivo report per il quotidiano La Stampa – riferisce di un bambino ucraino che – circondato da militari in uniforme che lo aiutano a leggere un fervorino già preparato- ringrazia Vladimir Vladimirovic “per ciò che ha fatto per la sua città, Mariupol”: un esempio di “indottrinamento speciale figlio dell’operazione militare speciale”, visto che Mariupol è stata forse l’esempio calzante del martirio civile e del massacro urbano: praticamente rasa al suolo.

Altri alunni si dispongono formando una Z in aula, con magliette rigorosamente siglate Z e sono pronti ad usare i quaderni con in copertina la foto dello Zar, per le superiori è pronto il manuale unico di storia contemporanea riscritto per ordine del Presidente che riporta gli avvenimenti anche più recenti, ovviamente visti dagli estensori fedeli al regime. Mentre in Russia le lezioni hanno luogo nelle scuole tradizionali, in Ucraina si svolgono nei rifugi antiaerei o – come a Kharkiv nelle aule create nelle stazioni della metropolitana. Molti alunni ucraini non possono andare a scuola perché non ci sono spazi: il governo di Kijv organizza con suoi programmi e i suoi insegnanti le lezioni laddove è possibile farlo. I ragazzi ucraini dei territori occupati dai russi sono entrati di fatto in un’organizzazione di sistematico indottrinamento ideologico che ricorda il regime sovietico comunista dopo la rivoluzione del 1917: il pedagogista del regime era allora Anton Semenovic Makarenko, la cui didattica seguiva ideali e valori marxisti. Certamente accade in misura ancor più rigorosa oggi per le migliaia di bambini deportati in Siberia e sottratti alle loro famiglie d’origine.

La scuola diventa parte integrante, piedistallo formativo della politica del regime e nel suo augurio di inizio d’anno Putin non manca di evocare aneddoti personali come quello di suo nonno che scriveva a suo zio al fronte incitandolo a “fare a pezzi quei bastardi”. E la Zafesova collega la guerra sovietica contro la Germania con quella attuale contro l’Ucraina, poiché la prima e la seconda sono accomunate dalla similitudine del nazismo da sconfiggere che Putin vede in entrambi i contesti.

Molti Presidi hanno fatto indossare agli alunni le uniformi e li hanno fatti marciare con passo militare: la scuola è la via più diretta per indottrinare le giovani generazioni, irregimentarle e prepararle alla difesa della Patria, ai gesti di eroismo, all’odio verso la nazione ucraina che è una pura invenzione in quanto storicamente mai esistita, ci penserà poi il Patriarca Kirill a completare la dottrina con la catechesi religiosa e la promessa del paradiso per i martiri che daranno la vita per il proprio Paese.

Anche le materie e le discipline di insegnamento cambiano: scrive la Zafesova ‘non più ecologia, economia e diritto ma basi della cultura russa’, attività fisiche e manuali e preparazione militare. Quanto sono lontani Tolstoj e Dostoevskij con le loro pagine ineguagliabili nella letteratura di ogni tempo e nella loro diatriba semantica sulla ricerca della ‘parola nuova’! Non la troviamo certo nel vocabolario dello Zar Vladimir Vladimirovic.

Francesco Provinciali

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