Volete sapere come stiamo combinati veramente in questo Paese? Facciamo un esempio concreto. Dall’Europa, alla quale diamo tanti soldi, questi arrivano indietro (in buona parte) sotto forma di azioni decise a livello europeo. Questi soldi, per essere spesi, richiedono però una progettualità e una capacità di spesa che il nostro Paese non ha, nonostante siano ormai decenni che le cose vanno così. Delle risorse dell’Europa, infatti, continuiamo a non beneficiare né in quantità (ne perdiamo ancora troppe) né in qualità (i nostri progetti sono spesso di basso livello e la loro efficacia è incerta anche perché non la valutiamo e, quando si avvicinano le scadenze, pur di spendere accettiamo spesso progetti scadenti). Ora si apprende che l’Italia non ha speso 38 miliardi della programmazione europea 2014/2020, il che significa aver sprecato sei anni per progettare, fare i bandi, valutare le proposte, finanziare i progetti approvati e valutare la loro realizzazione.

In questo tempo non abbiamo speso 38 miliardi e ora stiamo per perderli. Parliamo di un importo pari a quanto dovremmo eventualmente ottenere tramite il Mes. In altri termini, i soldi all’Europa li abbiamo versati regolarmente, in cambio avremmo dovuto spendere quelli che l’Europa destina all’Italia, ma non lo abbiamo saputo fare e adesso rischiamo di perderli! Tra le diverse linee, quella in capo al Ministero dell’Interno sul tema della legalità è rimasta al palo. Perché direte voi? Per rispondere andiamo sul sito del Ministero e scopriamo che, da giugno 2018 a gennaio 2020, non è stato emesso alcun bando. Poi, a gennaio 2020, ecco due bandi e poi basta.

Ok, ma chi avrebbe dovuto spendere le risorse già assegnate? Tanti enti. Tra questi la Città metropolitana di Napoli per quasi tre milioni di euro e il Comune di Napoli per quasi otto milioni. Saranno stati spesi? Andiamo sul sito del Comune di Napoli e scopriamo che ci sono tre progetti. Per il primo, che è in capo alla Città metropolitana, si chiama genericamente Esserci nel quartiere e ha un valore inferiore alla metà di quanto quell’ente dovrebbe spendere, non risulta sborsato un solo euro. Il secondo è in capo al Comune e ha un titolo al contrario molto specifico, cioè Lavori di riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata siti in vico VI Duchesca n. 12 e via Vittorio Emanuele III n. 13: l’importo è di circa un milione e mezzo di euro, ma gli euro spesi sono zero. Il terzo progetto, dal titolo Percorsi di inclusione, innovazione territoriale ed empowerment nel rione Sanità di Napoli (P.I.T.E.R.), ha un valore di tre milioni di euro ma anche in questo caso la cifra spesa è pari a zero.

Sorvolando sulle risorse che non sono state spese, sulla qualità dei progetti e sulla mobilitazione che dovrebbe esserci a Napoli per pretendere che Comune e Città metropolitana spendano le risorse europee per la legalità, restano alcune domande.

L’altra metà dei quasi tre milioni della Città metropolitana a cosa è destinata? È stata spesa dalla Città metropolitana? Quanto al Comune, tre milioni di euro più uno e mezzo fanno quattro milioni e mezzo, mentre il Comune dovrebbe spenderne circa otto. A quali spese sono destinati i restanti tre milioni e mezzo? Sono stati spesi dal Comune di Napoli? Ma più ancora viene da chiedersi: queste amministrazioni, in relazione ai circa cinque milioni di euro non pervenuti, hanno previsto qualcosa? Almeno sanno che dovrebbero spenderli?

Tutto ciò induce a pensare che sul Recovery Fund ci siano tutte le premesse perché accada lo stesso, se non anche peggio. Così si comprende che probabilmente non è tanto l’Europa che non va bene per l’Italia, quanto è l’Italia che non va bene per l’Europa (e forse nemmeno per se stessa).