Proprio come nel caso delle baby-squillo romane di qualche anno fa ai Parioli, la storia inizia a scuola: “Lì una mia compagna mi propose di prostituirmi con lei per guadagnare dei soldi. Io risposi di no inizialmente, ma lei mi disse che non dovevo fare niente, che avrebbe fatto tutto lei e io dovevo solo stare là”. I racconti delle cinque studentesse baresi coinvolte nel giro di prostituzione minorile per il quale otto persone sono state arrestate e due sottoposte a obbligo di dimora, sono stati resi in queste ore alla polizia anche grazie all’ausilio degli psicologi. Smascherano un giro organizzato, con al centro il ruolo Nicola Basile, 25 anni. “Il 21 maggio scorso ero al mare con un’amica – racconta una ragazza come riportato da Repubblica -, quando Basile mi disse che c’era un suo amico ricco che mi voleva incontrare. Gli aveva detto che ero una studentessa di milano. Mi prese con la sua Bmw nera e mi portò al b&b, poi arrivò F. e prima del rapporto mi diede 3-400 euro, ma mentii a Nico sulla cifra ricevuta perché la pattuita era 200 euro e lui avrebbe voluto una cifra superiore ai 50 euro”.

Rapporti e ricatti

La ragazze descrivono dettagliatamente il modus operandi: “Lui fissava gli appuntamenti tramite messaggi”. La ragazze venivano fatte prostituire in alberghi e b&b tra Bari, Monopoli e Trani a clienti facoltosi, ma a volte anche fuori dalla Puglia. In alcune intercettazioni si parla di prestazioni veloci nei night al costo di 50 euro. “Se volevano prestazioni con entrambe il prezzo era di 200 euro, con una sola invece 100: duravano 10 minuti”. Un giro destinato ad allargarsi: “Quando Nico vedeva le mie storie sui social network con alcune amiche mi chiedeva di portarle se a lui piacevano”, e al centro anche tante minacce: “Una volta litigammo per spartirci i guadagni, lui mi minacciò di far vedere foto intime ad altre persone. Ricatto che ho subito più di una volta”.

La scoperta della madri

Basile finora si è sempre difeso sostenendo sì di aver avuto rapporti consenzienti con la minorenne e dunque senza compenso ma di non aver svolto alcun ruolo negli incontri con altri uomini. La “Squad girls” sono state scoperte dai propri genitori: la prima denuncia è arrivata dalla madre di una delle minorenni, dopo aver ritrovato dell’hascisc in casa. Un altro camapennelo d’allarme è suonato invece dopo un ordine Glovo di tre pizze, la cui conferma – ha spiegato una ragazzina dopo essersi prostituita in un b&b di Monopoli insieme a tre adulte e un’altra minorenne – era arrivato al numero utilizzato dalla madre, che aveva chiamato la polizia. La mamma di un’altra sedicenne aveva invece trovato una carta di credito oro e tante banconote da 50 euro: un’altra invece è stata pagata per mantenere il silenzio.

Redazione

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