Saltano conduttori, programmi, e ospiti: Viale Mazzini è un Far West. Rai3 e il programma CheSarà avrebbero dovuto ospitare questa sera lo scrittore Antonio Scurati: una vetrina dedicata alla Festa della Liberazione, con un monologo annullato improvvisamente “senza spiegazioni plausibili”. La cancellazione che rimanda a due ipotesi: quella sostenuta dalla Rai di accertamenti di natura contrattuale ‘a causa di cifre più elevate di quelle previste’, e poi – naturalmente – quella della censura.

Per ricordare il 25 aprile, il monologo di stasera di Scurati sarebbe partito dalla descrizione dell’omicidio di Giacomo Matteotti, commemorato “in questa nostra falsa primavera” assieme alle “stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944”. Nel testo, pubblicato nel primo pomeriggio, si legge dei riferimenti alle “Fosse Ardeatine a Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto”, e ancora di quell’omicidio di cui “Mussolini fu immediatamente informato”. Con “Il duce che – ricorda Scurati – oltre al delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania”.

L’annuncio di Serena Bortone: “Vi devo delle spiegazioni”

La notizia della partecipazione cancellata è stata data dalla conduttrice Serena Bortone attraverso un posto su Instagram: “Nella puntata di questa sera di CheSarà era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita a ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io”.

Gli accertamenti di natura contrattuale e la censura smentita dalla Rai

Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai ha smentito l’ipotesi censura: “La partecipazione dello scrittore Antonio Scurati alla trasmissione CheSarà, condotta da Serena Bortone, non è mai stata messa in discussione, come dimostrano i comunicati stampa e gli elenchi ospiti a uso interno. Credo sia opportuno non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti”, ha aggiunto Corsini. Che poi conclude: “Al di là di queste mere questioni burocratiche, la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura”. Eppure un documento – diffuso da Repubblica – sosterrebbe il contrario.

Il documento che inchioda Viale Mazzini: “Scurati via per motivi editoriali”.

Secondo uno scambio telematico – di cui Repubblica è in possesso –  tra le strutture Rai viene ufficializzata la cancellazione della partecipazione di Scurati. Alla richiesta di formalizzare il contratto di Scurati si risponde testualmente che la partecipazione dello scrittore “in qualità di autore di testi creativi viene annullata per motivi editoriali”. Così cadrebbe dunque la tesi sostenuta da Corsini.

Calenda: “Cose che accadono in Russia. Cara Giorgia, datti una regolata”

Di tutt’altro avviso Carlo Calenda, leader d’azione, che non crede agli accertamenti contrattuali prospettati da Corsini: “Io sono sempre stato prudente nella critica al governo sul tema delle influenze della politica sulla Rai, perché le ho viste in atto con governi di destra e di sinistra. Ma questo cara Giorgia Meloni va oltre. Cancellare l’intervento di un grande scrittore per ragioni politiche è inaccettabile, indegno. Questa roba accade in Russia e non può accadere in un Paese europeo. Ci aspettiamo le scuse e il ripristino immediato del monologo cancellato. La Rai non è tua. La paghiamo, purtroppo, tutti. Datti una regolata”, scrive Carlo Calenda, leader di Azione, su X (l’ex Twitter).

Il testo del monologo

Di seguito il testo del monologo di Antonio Scurati

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.

Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.

Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

Redazione

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