È partita sui social, e in particolare sulle chat dei gruppi WhatsApp la campagna per i referendum sulla giustizia. Un’iniziativa che si propone di rompere il muro di silenzio che si è voluto alzare attorno alla possibilità, attraverso i referendum abrogativi del 12 giugno, di chiedere un intervento di modifica di alcuni meccanismi del sistema giustizia. Per chi crede in una giustizia più giusta, meno sbilanciata a favore della magistratura in quanto potere fine a se stesso e più equilibrata sulle garanzie e sui principi costituzionali, quella del 12 giugno è un’occasione da non perdere.

Tra i cittadini, però, c’è stata finora poca informazione perché molta stampa, una certa politica e una parte della magistratura ha preferito far calare il silenzio sul discorso referendum. Ora se ne sta iniziando a parlare un po’ di più, grazie innanzitutto a iniziative di avvocati e associazioni che hanno promosso convegni e dibattiti, ma anche una campagna di informazione via social. E così sulle chat circolano da giorni messaggi in cui si ricorda l’appuntamento al voto per i referendum del 12 giugno. Un messaggio a cui è allegato una sorta di volantino con una frase di Enzo Tortora, il popolare presentatore vittima, negli anni ‘80, di un’inchiesta napoletana che si rivelò un enorme errore giudiziario. la frase recita: «Solo tre categorie di persone non rispondono dei loro crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati (Enzo Tortora)».

L’altro giorno anche gli avvocati napoletani avevano firmato una sorta di volantino per i referendum con riferimenti ai cinque quesiti per alimentare dibattito e consapevolezza nei cittadini e spiegare le ragioni del Sì a tutti i quesiti. Eccoli.
1) È giusto che il diritto di elettorato passivo debba essere pregiudicato da una sentenza di condanna, finanche non definitiva (legge Severino)?
2) Non è del tutto irrazionale e lesivo dei principi che informano il processo accusatorio che un magistrato che abbia fatto il pm per una vita possa diventare Presidente di sezione della Corte di Cassazione (separazione delle funzioni)?
3)
Non è odiosa, ed espressione di una concezione proprietaria della giustizia, la pretesa che gli avvocati, pur presenti nei Consigli giudiziari, non debbano esprimersi sulla professionalità dei magistrati il cui operato osservano quotidianamente (diritto di voto degli avvocati e dei professori universitari sulla valutazione dei magistrati)?
4) Non è forse il ricorso eccessivo alla custodia cautelare – non impedito ed anzi in un certo qual senso sollecitato dalla legislazione oggi vigente – uno dei più gravi malanni che affliggono la giustizia penale nel nostro Paese (custodia cautelare)?
5) non è da salutare con favore che un magistrato possa candidarsi autonomamente per il Csm, senza la necessità di raccogliere preventivamente un certo numero di firme, sistema che gioco-forza autorizza ed implementa derive correntizie (eliminazione delle firme per presentare la candidatura al Csm)?

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).