Soffiano venti polari sul rapporto tra i Tory d’Inghilterra e il neoeletto presidente americano. L’exit strategy dalle nostre faccende continentali, l’Americanexit trumpiana, risuona nella recente intervista al mai dimenticato consigliere Bannon e prende la forma di un disimpegno punitivo. A scanso di equivoci il messaggio è lapidario e inequivocabile anche per gli uditi più duri: l’Europa si arrangi, abbiamo pagato a sufficienza. Punto e a capo.

La rinascita del Trumpismo

La nuova politica estera muscolare e autarchica degli Usa è un rompicapo in primo luogo per gli storici alleati dei repubblicani americani, quel partito conservatore di cui Kemi Badenoch è appena stata incoronata leader. Una mossa, la sua nomina, che, a pensar male, sa tanto di fuggi fuggi dell’establishment Tory da un progetto di ricostruzione che sembra promettere più pene che gioie. La differenza tra i due partiti di qua e di là dall’oceano è evidente. Il trumpismo, dopo la sconfitta del 2016, è stato capace di mettere in campo un percorso credibile di rinascita su due parole d’ordine, MAGA e America first, che lo hanno spinto certamente verso un populismo evidente ma vincente. Trump e soprattutto Vance hanno davanti praterie anche per il suicidio di una sinistra che impiegherà anni, se ci riuscirà, a ritrovare un’identità che non sia schiacciata sui deliri woke.

La scena UK

La destra repubblicana oggi è capace di parlare alle persone. Questa è la sua forza innegabile. E quella inglese? Dove andrà Badenoch? E, soprattutto, riuscirà a smarcarsi dalla spina nel fianco di Nigel Farage che, oggi, sembra l’interprete naturale del neo nazionalismo trumpismo? Una sfida che accomuna forse i pensieri notturni dei conservatori inglesi a quelli della destra di casa nostra, divisa tra il neo europeismo inaspettato e opportunista di Raffaele Fitto e le sparate quotidiane del vice premier Salvini, molto in sintonia con il padre della Brexit, pronto a riprendersi la scena e la guida della destra UK. I Tory, al contrario, hanno ben altra tradizione politica e culturale, radicata in quella cultura conservatrice e anche popolare d’oltreoceano Manica che ne ha fatto il grande paese che è.

Basterà il piglio che la nuova segretaria Tory sembra avere per contrastare la politica protezionistica dei dazi del neopresidente che si prospetta come una sciagura in primo luogo per le classi popolari britanniche ed europee? Trump non gode oggi di grande popolarità nel Regno Unito ma si sa che le sirene populiste hanno presa facile. A Badenoch servirà una mappa precisa e l’astuzia di non cadere nella trappola di Farage. E le servirà ben più competere con le più temibili proposte laburiste e liberali dai quali, oggi, la separa una distanza meno incolmabile che quella dalla Casa Bianca. La ricetta per i Tory sembra allora segnata: pazienza e riformismo. La traversata sarà lunga ma l’obiettivo di tornare alla guida del paese con una voce chiara è possibile.

Stefano Bettera

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