Con le parole di Enrico V: “Ancora una volta alla breccia, cari amici, ancora una volta”. La sensazione era che non sarebbe accaduto nulla fino all’autunno, ma il primo ministro britannico Rishi Sunak ha deciso di rischiare e fare una scommessa che potrebbe ben definire la sua eredità. Mercoledì scorso ha indetto elezioni generali anticipate per il 4 luglio. Descrivere l’annuncio come un disastro sarebbe un eufemismo.

I giornalisti sono stati convocati al numero 10 di Downing Street in un giorno insolitamente orribile, anche per Londra. Pioveva a dirotto. Con la stampa che si riparava sotto gli ombrelli, era semplicemente impossibile immaginare che Sunak potesse fare qualsiasi tipo di annuncio all’aperto. Eppure il leggio – portato fuori dall’ormai leggendario e protagonista di meme, noto come “ragazzo del leggio” – è rimasto al suo posto. E poi, quando c’è stato un lieve allentamento del temporale primaverile, il primo ministro ha fatto l’impensabile. La pioggia a Londra può cessare momentaneamente, ma è ingenuo pensare – come ha fatto Sunak – che cesserà per molto.

Sunak e l’annuncio di elezioni anticipate

Sotto i cieli minacciosi e con un ottimismo eccessivo, si è avventurato fuori per dire alla nazione che stava rischiando il suo destino andando alle urne in anticipo. Questa è stata solo la prima di molte metafore che definiscono questa campagna elettorale, più che incerta per la rielezione dei Tory. Sotto la pioggia battente, con il suo abito che si inzuppava visibilmente, ha cercato di apparire resiliente. Qualcuno ha descritto il suo abito fradicio e luccicante come se fosse stato “verniciato”. Non ci potrebbe essere immagine più chiara di un politico indebolito che ha fatto un calcolo errato. Potenzialmente fatale.

Purtroppo per Sunak, non è stato solo il maltempo a trasformare la commedia in una farsa totale. Qualcuno nella folla ha iniziato a far risuonare l’iconico inno della leggendaria campagna laburista del 1997 di Tony Blair,Things Can Only Get Better” dei D-Ream, che ha sovrastato la comprensione del suo discorso insensato. “Things can only get wetter” (le cose possono solo diventare più bagnate), ha detto il Guardian. Combattendo gli elementi e il suono, e chiaramente in contrasto con lo zeitgeist, la pioggia incessante sembrava pronta a spazzarlo nel Tamigi. Sembrava la definizione stessa di un politico in difficoltà.

Ancora una volta, quella regola eterna della politica britannica si è dimostrata corretta: quando sei già a terra, tutto cospira contro di te. Per i Tory i ricordi del leggendario discorso della conferenza Tory di Theresa May nel 2019 – quando un burlone le consegnò una lettera di dimissioni (P45), la sua voce fu compromessa da una tosse persistente e parti del palco crollarono – sono ancora troppo chiari. Quel momento è passato alla storia come il momento in cui il governo May passò dall’essere comatoso alla condizione di cadavere. Per l’annuncio fradicio di Sunak a Downing Street si potrebbe usare la stessa definizione. La mattina stessa di mercoledì, il deputato del Partito Nazionale Scozzese Stephen Flynn ha chiesto: “Le speculazioni sono diffuse, il primo ministro intende convocare elezioni pubbliche estive o le teme?”. Interrogativo a cui Sunak ha risposto – in modo alquanto criptico – che “ci sarà un’elezione nella seconda metà di quest’anno”.

Perché Sunak ha convocato le elezioni?

Ma perché convocare le elezioni? Perché non rimanere semplicemente in carica e sperare ciecamente che le fortune elettorali dei Tory potessero migliorare un po’? La mossa insolitamente audace per il primo ministro sembra preparare un altro futuro; forse non vede l’ora di volare in modo definitivo verso i climi più soleggiati di Santa Monica, dove lui e sua moglie milionaria hanno un appartamento. Peraltro persistono voci di un’offerta di lavoro da Blackstone pronta per essere firmata. Però, visto lo scarso consenso, ci si aspettava che avrebbe aspettato fino a novembre sperando che qualcosa potesse cambiare a suo favore. L’economia sarebbe potuta migliorare ulteriormente e l’inflazione sarebbe potuta scendere consentendo alla Banca d’Inghilterra di tagliare i tassi.

Forse avrebbe persino potuto far partire qualche volo di sola andata con alcune dozzine di richiedenti asilo verso il Ruanda, in un’apparente conferma della sua politica puntuta sull’immigrazione. Il Labour avrebbe potuto commettere qualche tipo di gaffe elettorale. Sarebbe potuto emergere uno scandalo sul (fino ad ora) leader laburista Teflon, Sir Keir Starmer. Perché Sunak non ha preferito resistere e sperare nell’improbabile piuttosto che impegnarsi in un’elezione estiva e marciare con i suoi deputati Tory verso una certa rovina elettorale, come una sorta di “carica della brigata leggera”, una Balaklava dei giorni nostri? Può davvero sperare che nelle prossime sei settimane i Tory riescano a risalire da uno svantaggio del 20% nei sondaggi?

La decisione di Sunak potrebbe essere stata motivata da dati economici non negativi. I dati sull’inflazione della scorsa settimana hanno mostrato che è in calo in linea, con le aspettative, e i numeri sulla crescita del PIL pubblicati la mattina dell’annuncio hanno mostrato che sta riprendendo (anche se lentamente). Sembra che il Regno Unito eviterà una recessione. Inoltre, con le prospettive fiscali più fosche che mai, il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond potrebbe aver detto al primo ministro che – sfortunatamente – non c’era spazio di manovra nemmeno per sperare in un taglio delle tasse nel bilancio autunnale, che avrebbe potuto aumentare il sostegno per i Tory. Piuttosto che suscitare speranze e poi deludere gli elettori in autunno, Sunak ha ritenuto meglio lasciare quei mal di testa fiscali all’attuale opposizione.

Sunak potrebbe in qualche modo ribaltare la situazione? La natura curiosa delle elezioni britanniche, in cui l’incumbent non solo stabilisce il traguardo ma anche il punto di partenza delle campagne elettorali, potrebbe aver influito nel suo calcolo. L’esempio classico è il 2019, quando Boris Johnson convocò elezioni anticipate e portò lo slancio post-Theresa May direttamente nella sua campagna promettendo di “portare a termine la Brexit”. Il Labour era in ritirata fin dall’inizio, e giocò sempre di rimessa non riuscendo a dettare il ritmo e il flusso di notizie.

Così maturò la più grande sconfitta elettorale del Labour e prese corpo l’attuale schiacciante maggioranza Tory di 138 seggi alla Camera dei Comuni. Persino il cosiddetto “muro rosso” di seggi nel nord dell’Inghilterra, in cui prima sarebbe stato quasi impensabile votare per i Tory, crollò. Forse, quindi, Sunak pensava che – muovendosi per primo – avrebbe potuto iniziare con il piede giusto e impostare il ritmo della campagna elettorale. Ma la sua non è certo una macchina da vittoria elettorale come quella di Johnson. Ad appena una settimana dall’inizio, sembra già giudicato in maniera negativa.

Regno Unito, la campagna elettorale tra Labour e Tories

Che tipo di campagna sarà? C’è da aspettarsi che la campagna elettorale diventi molto personalizzata. Sunak ha chiarito che sottolineerà le sue credenziali come ex Cancelliere dello Scacchiere e come primo ministro. Il Labour sarà dipinto come inesperto, non collaudato, una scelta rischiosa in un momento di pericolo. Appellandosi ai ricordi degli elettori, è stato rapido nel suo discorso sotto la pioggia a ricordare agli ascoltatori la sua politica dell‘era Covid di “furlough”; era popolare allora e spera che i ricordi di quei tempi lontani saranno ricompensati con gli elettori che scelgono il diavolo che conoscono. Sapendo che i Conservatori sono ampiamente odiati e che gli elettori non si sono affezionati tanto quanto a Johnson, Sunak cerca almeno di dipingersi come un paio di mani sicure.

Nel suo discorso ha fatto riferimento diretto a Starmer, dicendo che la scelta è “lui o me”. Ha voluto sottolineare le incertezze e i rischi che affronta la Gran Bretagna nel mondo moderno, pieno di sfide diverse come l’Ucraina, le relazioni tese con la Cina e la guerra in Medio Oriente. Sa che l’elettorato ha dei dubbi sui Tory, ma il messaggio che cerca di trasmettere è che là fuori c’è un mondo pericoloso. Il ragionamento di fondo è questo: potremmo non essere perfetti e potreste detestarci, ma siamo gli unici che possono mantenere una mano ferma sul timone.

Il problema per Sunak però è che questo tipo di campagna (“prima la sicurezza”) è improbabile che sia altrettanto efficace come quella condotta contro Jeremy Corbyn, che apertamente ostentava le sue tendenze anti-Nato, anti-establishment e socialiste radicali, ed era (forse giustamente) considerato un rischio per la sicurezza nazionale. Le persone non vedono davvero Sir Keir Starmer in quel modo. Un ex procuratore pubblico può essere visto come piuttosto noioso, ma non certo uno scapestrato. L’ironia è che Sir Keir e Sunak non sono poi così diversi. Entrambi sono nati in solide famiglie della classe media, hanno frequentato scuole pubbliche e università prestigiose, hanno avuto carriere di successo – uno nel diritto e l’altro nella finanza – e poi sono entrati in politica. Starmer, un londinese benestante del nord, è quasi quanto Sunak un uomo dell’establishment.

Ora non è chiaro se l’elettorato sia davvero così preoccupato per queste questioni. La sensazione prevalente nel Regno Unito è quella di un paese che ha perso la sua strada. La scelta della canzone suonata per scherno durante l’annuncio delle elezioni era ironica; la Gran Bretagna non potrebbe sentirsi più diversa da com’era nel 1997. Allora era un paese pieno di esuberanza giovanile e vitalità. Il paese degli Oasis e di Blur, di Lady Diana, di Cool Britannia. Da allora il paese ha sopportato 15 anni di crisi finanziaria, austerità, un brutale referendum sull’Europa che ha lacerato il tessuto sociale, servizi sanitari pubblici in rapido deterioramento, infrastrutture scricchiolanti, una pandemia e una seria crisi del costo della vita. Sembra un’ombra stanca del suo passato. La sensazione dominante in passato era che la Gran Bretagna fosse comunque un paese “funzionante”. Ora viene regolarmente descritta come “la Gran Bretagna ferita”. Sembra un paese che ha perso la sua strada e il suo posto nel mondo.

Natale Labia

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