Giuseppe Remuzzi anticipa al Corriere della Sera il nuovo studio della fondazione no profit Mario Negri di Milano, della quale è direttore. Una ricerca condotta su 133 ricercatori e 298 dipendenti della Brembo, 40 i positivi. “Ma la positività di questi tamponi emergeva solo con cicli di amplificazione molto alti, che corrispondono a meno di diecimila copie di Rna virale”. Esito che indica come si tratti di positivi “con una carica virale molto bassa, non contagiosa. Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone. Commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale”.

Non c’è sostanziale contagio sotto le 100mila copie, spiega Remuzzi citando uno studio di Nature e del Center for Disease Prevention della Corea del Sud. “Per la ricerca del virus si usa la tecnica della reazione a catena della polimerasi (Pcr), in grado di amplificare alcuni specifici frammenti di Dna in un campione biologico”. Più è elevato il contenuto di Rna sul tampone, aggiunge, e meno dovrà essere amplificato.

Le nuove positività sono dunque differenti. Quando inferiori a 100mila copie non sono contagiose. “Non ha senso stare a casa, isolare, così come non è più troppo utile fare dei tracciamenti che andavano bene all’inizio dell’epidemia”, commenta Remuzzi, contrario anche alla chiusura della Lombardia, dove ogni giorno continua a verificarsi la stragrande maggioranza dei nuovi positivi.

Redazione

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