Non c’è nulla di male nel riciclare un articolo altrui – specie se si ha l’onestà di citare la fonte – come hanno fatto l’altro giorno la Repubblica e La Stampa con un pezzo del britannico The Guardian intitolato “Cani da attacco: come l’Europa rifornisce Israele di brutali armi canine”.
Il problema è quando nella cannibalizzazione della presunta notizia non solo non si fa nessun controllo della fonte citata e copiata-incollata, ma ci si lascia andare a un racconto ingemmato di patacche informative come “l’utilizzo sistematico di ‘cani da attacco’ contro i civili palestinesi”.

Perché se si fa in questo modo, come han fatto Repubblica e La Stampa nel loro manufatto al pantografo, si prende una presunta inchiesta poco o nulla supportata, la si impasticcia in un pezzo di grana grossa e se ne fa un prodotto bacato due volte. Una fake news al quadrato. Che l’esercito israeliano usi i cani, infatti, è tanto vero quanto è vero che i cani sono utilizzati da tutti gli eserciti avanzati in tutte le operazioni di quel tipo. Che ne faccia “utilizzo sistematico” in quel modo e per quel fine, e cioè “contro i civili”, è invece una bufala diffamatoria fino a prova del contrario. Anche più osceno è poi aggiungere, come aggiungono Repubblica e La Stampa, che in quel presunto uso “sistematico” dei cani contro i civili Israele non si frena neppure se di mezzo ci sono “donne, anziani, bambini e persone con disabilità”. Dove, per esempio, il riferimento a quest’ultima categoria è tratto dal caso singolo – effettivamente tremendo e verosimilmente criminale, e su cui sono state aperte indagini – di un giovane affetto da sindrome di Down morso da un cane e poi morto per mancanza di cure.

Un caso che certamente meriterebbe severissima punizione dei responsabili se fosse documentato che essi, in modo ingiustificato, non hanno prestato le necessarie cure a quell’innocente: ma non è la documentazione di un “utilizzo sistematico” dei cani contro i disabili. Analogo discorso per i bambini o le donne che in questa o quella operazione fossero stati attaccati dai cani dell’esercito, un presunto “sistema” il cui utilizzo nella guerra di Gaza Repubblica e La Stampa ritengono di documentare con una fotografia del 2007. La guerra di Gaza è già abbastanza terribile, contrassegnata da tragedie immani e assai probabilmente anche da crimini. Infilarci anche i cani – sguinzagliati sistematicamente dalla ferocia sionista contro bambini, donne e disabili – non serve a raccontarla meglio. Serve a fare di un giornale una brochure in kefiah.