L'emendamento del governo
Rinegoziazione mutui, i requisiti per passare dal tasso variabile al tasso fisso
Un emendamento per rispondere all’aumento dei tassi di interesse che la Banca Centrale Europea ha varato per contrastare la crescita dell’inflazione. E’ quanto presentato dal Governo nell’ambito della discussione parlamentare sulla Legge di Bilancio. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha infatti rispolverato una norma varata nel 2011 per venire incontro alle difficoltà di chi ha contratto – per acquistare o ristrutturare la propria prima casa – un mutuo a tasso variabile.
Tasso variabile considerato in questo momento storico più suscettibile alle oscillazioni di politica monetaria come quelle attuali, o come quelle varate dalla Bce nel 2011. Grazie all’introduzione dell’articolo 59-bis al testo della manovra, sarà possibile passare dal mutuo a tasso variabile al mutuo a tasso fisso se l’importo in questione non supera i 200mila euro.
Chi presenta la richiesta dovrà avere un’Ise (Indicatore di Situazione Economica Equivalente) non superiore a 35mila euro e nessun ritardo nei pagamenti della rate. La misura dovrebbe permettere alle fasce più in difficoltà della popolazione di reagire ai prossimi annunciati aumenti dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, che hanno tra i loro principali effetti anche quello di spingere al rialzo gli interessi dei mutui a tasso variabile. Le banche non potranno esimersi dall’accettare la rinegoziazione se richiesta da utenti in possesso di questi requisiti.
Il nuovo tasso sarà determinato dalla selezione di quello più favorevole tra l’indice interbancario Irs a 10 anni e il tasso Irs di riferimento rispetto alla durata residua del mutuo al momento del cambio. A questo si dovrà poi aggiungere lo spread previsto nel contratto di mutuo, ovvero il guadagno della banca.
Facendo un esempio, chi ha contratto due anni fa un mutuo a 30 anni deve calcolare il nuovo tasso sui 28 anni di mutuo rimanenti, e in questo caso prendere a riferimento il tasso Irs a 25 anni, attualmente al 2,33%. Su questo andrà aggiunto lo spread determinato al momento della stipula del mutuo, per arrivare ad un nuovo tasso che dovrà per forza essere inferiore al 5-6%, livello a cui, come ricordato anche dalla Federazione autonoma bancari italiani, potrebbero spingersi i mutui. Per rincari potenziali, in assenza di rinegoziazione, fino ai 30-40 euro per rata, come stimato dal Codacons. Si potrà concordare anche un allungamento del piano di massimo 5 anni a patto che la durata residua del muto non superi i 25 anni.
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