Molte attività dovranno essere precluse a chi non è vaccinato: ristorante, cinema, stadio, aereo”. È la proposta che arriva da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani di Roma. In una intervista concessa a Repubblica Ippolito spiega anche che una misura simile sarà possibile da adottar soltanto “quando il vaccino sarà disponibile per tutti”, altrimenti “sarebbero un fattore discriminante”.

Quanto al futuro prossimo, Ippolito prevede che “serviranno tanti vaccini, e diversi. Non è detto che basterà vaccinarsi una volta e saremo a posto per sempre. Uno degli scenari più verosimili è che il virus diventi endemico e tutti noi con vaccini e infezioni naturali acquisiremo livelli crescenti di immunità sino a limitare le forme gravi. La malattia diventerebbe una sorta di influenza”.

Il direttore scientifico dello Spallanzani in merito alla ‘guerra’ del vaccino, ovvero alla disponibilità di diverse tipologie e ‘marche’, fa un paragone sportivo: “Nel Paese di Coppi e Bartali non potevano mancare le dispute sul vaccino migliore. Battute a parte, quando un vaccino viene approvato da Ema e Aifa può essere usato in tutta fiducia perché è stato esaminato nei minimi dettagli. Le percentuali di efficacia (questo vaccino il 95%, quello il 59%) si riferiscono alla capacità di prevenire le forme con sintomi. Se parliamo della capacità di evitare le forme gravi, l’efficacia di tutti i vaccini approvati, e di altri di cui conosciamo i dati come Johnson&Johnson o Sputnik, è per tutti il 100%. Può darsi che dopo il vaccino mi prenderò l’infezione, ma di sicuro non finirò in ospedale o in terapia intensiva”.

Ippolito parla quindi della situazione italiana, tra il problema della mancanza del vaccino, ricordando come “fra gli over 80 nel Lazio si sono registrate 100mila prenotazioni solo il primo giorno”, e i timori in merito agli scettici e contrari alla vaccinazione. Per il direttore scientifico dello Spallanzani, che cita una indagine Ipsos con il World Economic Forum che rilevava in Italia un terzo di esitanti, “ci sono cinque tipi di persone: chi pensa di non essere a rischio di ammalarsi; chi non capisce o non vuole capire l’importanza della vaccinazione come atto civico; chi ha dubbi sulla sua efficacia; chi ha paura degli effetti collaterali; chi pensa che sia stato sviluppato troppo alla svelta”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.