Tensioni a Mosca
Caso Navalny, arriva la sentenza: l’oppositore di Putin rischia tre anni di carcere
Cresce l’agitazione in una Mosca blindata, in attesa del processo di oggi e della sentenza sul caso Navalny. La polizia ha effettuato i primi fermi nei pressi della stazione della metropolitana di Preobrazhenskaya Ploshad, la più vicina al tribunale, con 237 persone finora bloccate dalle forze dell’ordine – come riportato dall’ong Ovd-Info – e caricate a bordo delle camionette. Protestavano contro la repressione e contro quella che ritengono una vendetta politica più che un libero esercizio di giustizia: Alexey Navalny, principale oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, è stato condannato perché – sostengono gli inquirenti di Mosca – avrebbe frodato due aziende francesi, una delle quali è una filiale del gigante dei cosmetici Yves Rocher, per una somma pari a 30 milioni di rubli (526mila dollari). Procedimento che è stato bollato dalla Corte di Strasburgo come “politicamente motivato”.
Oggi il tribunale si riunirà per decidere se commutare in pena reale – fino a 3 anni e 6 mesi – la condizionale che gli fu accordata nel 2014, che prevedeva l’obbligo di presentarsi due volte al mese presso la polizia penitenziaria. Mentre veniva curato in Germania per l’avvelenamento da Novichok non ha potuto recarsi all’obbligo di firma, e per questo è stato tratto in arresto lo scorso 17 gennaio appena atterrato in Russia.
L’udienza era originariamente prevista presso il tribunale distrettuale Simonovsky, ma dato l’alto numero di accrediti stampa richiesti, simbolo di un crescente interesse generale verso il caso, le autorità hanno deciso di usare una sede “più consona”, come il tribunale di Mosca. Saranno presenti in aula sia Alexey Navalny che sua moglie Yulia Navalnaya, anche lei fermata durante i disordini, e multata per 210 euro. Vadim Kobzev, avvocato del blogger e oppositore politico, ha chiesto al giudice di inserire tra le carte da visionare un documento medico proveniente dalla clinica di Berlino in cui Navalny è stato curato dopo l’avvelenamento.
Altro trattamento invece è stato riservato alla veterana Kira Yarlish, portavoce di Navalny: per lei il giudice ha disposto i domiciliari fino al 23 marzo. Il Cremlino, dal canto suo, sostiene che la mano dura della polizia sia “legale e giustificata” quando ha a che fare con “teppisti e provocatori”. L’ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza ha parlato di Navalny come di una “canaglia che impiega tattiche sconsiderate per arrivare al potere, con tecniche sempre più ciniche”.
Ma intorno ai fatti di Mosca è arrivata la condanna unanime dell’occidente: il neo segretario di Stato Usa Antony Blinken ha parlato di “frustrazione del popolo russo verso la corruzione, l’autocrazia”, mentre il governo francese ha formalmente chiesto a quello tedesco di abbandonare il progetto “Nord Stream 2”, il raddoppio del gasdotto che aumenterà le forniture di metano russo, e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha fatto sapere di essere in contatto con il team di Navalny per organizzare un incontro e per mostrargli solidarietà.
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