Alexey Navalny è stato avvelenato. Questa l’accusa senza mezzi termini della Germania, dove il dissidente russo è stato trasportato dopo aver accusato un malore, lo scorso 20 agosto, che lo ha ridotto al coma, mentre viaggiava su un aereo dalla Siberia a Mosca. Berlino parla di “prove inequivocabili” e la cancelliera Angela Merkel ha condannato l’attacco: “Ci sono domande serie alle quali il governo russo può e deve rispondere”. L’agente nervino usato per l’avvelenamento apparterrebbe alla famiglia del Novichok.

Dal russo “nuovo venuto”, Novichok è una serie di gas nervini di quarta generazione prodotti in Unione Sovietica tra il 1970 e il 1990. Gli agenti nervini sono altamente tossici e possono essere letali in pochi minuti se inalati e se entrati a contatto con la pelle anche in piccole dosi. Colpiscono il sistema nervoso causando spasmi, vomito, fuoriuscita di feci e di urina, arresti cardiaci e respiratori. Vennero scoperti nel 1938 da un’azienda chimica della Germania nazista che stava producendo un nuovo insetticida. Quell’agente venne chiamato tabun. Poi arrivò anche il sarin. Altri nervini vennero scoperti nel Regno Unito negli anni ’50. L’Unione Sovietica scoprì i Novichoks negli anni ’80, ancora più pericolosi per via della loro maggiore resistenza nell’ambiente dopo la dispersione.

Facevano parte del programma “Foliant” che comprendeva insetticidi e agenti nervini nell’impanto chimico di Pavlodarsk, nell’attuale Kazakistan. Sono tra i più letali mai realizzati, prodotti per non essere tracciabili con i metodi chimici standard di rilevamento della Nato, per essere permeabili rispetto agli abiti di protezione chimica della Nato e per essere sicuri da maneggiare e da stoccare. Per molti anni non si è saputo molto dei “nuovi arrivati” fuori dal mondo sovietico.

Il Novichok venne utilizzato per colpire l’ex agente dell’intelligence militare Sergei Skripal, condannato per tradimento in Russia. Era il marzo del 2018. Skripal venne avvelenato con la figlia Julia a Salisbury, nel Regno Unito. Entrambi ritrovati in gravi condizioni, sono poi sopravvissuti. Navalny al momento è in coma artificiale. Le sue condizioni sono stabili. Secondo il policlinico berlinese della Charité, dov’è ricoverato, non è in pericolo di vita ma potrebbe andate incontro a una lunga malattia con possibili conseguenze permanenti.

Antonio Lamorte

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