“Ho chiamato il mio killer. Ha confessato”. Si intitola così il video che Alexei Navalny ha pubblicato sul suo account YouTube. Si tratta della telefonata che l’oppositore russo ha fatto una settimana fa a quello che lui identifica come Konstantin Kudryavtsev, uno degli agenti federali russi che avrebbero partecipato al fallito piano per ucciderlo avvelenandolo ad agosto scorso. Nella telefonata, Navalny si è spacciato come assistente di Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza russo, e ha chiesto di fornire dettagli sull’operazione. Ottenendone la presunta confessione, con qualche dettaglio: la sostanza tossica Novichok usata per l’avvelenamento sarebbe stata applicata alle mutande del politico. L’agenzia di servizi segreti russi, l’Fsb, ha respinto le accuse sostenendo che il video sia un falso.

Navalny, 44 anni, oppositore del presidente russo Vladimir Putin, è noto per le sue inchieste contro la corruzione. Si sentì male il 20 agosto su un volo di ritorno a Mosca dalla città siberiana di Tomsk: l’aereo fece allora un atterraggio d’emergenza a Omsk, dove fu ricoverato in terapia intensiva. Due giorni dopo, al termine di un braccio di ferro diplomatico, Navalny fu trasferito a Berlino, nell’ospedale Charité. Ed è in Germania che si trova anche adesso che ha lasciato la clinica. Fin dall’inizio il suo staff parlò di avvelenamento, dicendo che l’attivista si era sentito male dopo avere bevuto un the adulterato prima di salire sull’aereo. Dalle analisi effettuate da laboratori di Germania, Francia e Svezia, nonché dall’Opac, risultò che era stato esposto all’agente nervino di epoca sovietica Novichock, ma Mosca ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’avvelenamento.

Navalny spiega di avere telefonato all’agente legato all’agenzia di spionaggio Fsb il 14 dicembre, poche ore dopo che una squadra internazionale di giornalisti e ricercatori aveva pubblicato sul sito web investigativo Bellingcat l’inchiesta in cui si affermava che l’attivista era stato avvelenato da una squadra di sicari sotto copertura per conto proprio dell’Fsb, erede del Kgb. Quello che viene identificato come Kudryavtsev, secondo Bellingcat uno specialista di armi chimiche, dopo aver precisato di non avere partecipato personalmente all’avvelenamento, ha detto a Navalny che la dose di veleno utilizzata sarebbe stata fatale se il pilota dell’aereo a bordo del quale viaggiava non avesse fatto un atterraggio di emergenza a Omsk e se i paramedici a terra non avessero agito così rapidamente, come invece hanno fatto.

L’uomo all’altro capo del telefono spiega di essere stato coinvolto nella gestione dei vestiti di Navalny “in modo da non lasciare tracce”. Gli indumenti che il politico indossava quando è stato ricoverato, d’altra parte, non gli sono stati restituiti. Ed è a questo proposito che, alla domanda su dove ci si potrebbe aspettare di trovare la concentrazione più alta di tossina, l’uomo ha risposto che sarebbe nella parte interna delle mutande, in particolare all’altezza dell’inguine.

L’inchiesta pubblicata la scorsa settimana da Bellingcat era stata realizzata insieme alla testata russa The Insider, in collaborazione con Cnn e Der Spiegel. Affermava che Navalny era stato avvelenato da una squadra di sicari sotto copertura che lavora per la Fsb dopo averlo pedinato in diversi viaggi precedenti. E identificava i presunti membri del gruppo sulla base di analisi di metadati telefonici e dati di volo. Questi ‘operativi’, specializzati in armi chimiche, sarebbero stati nelle vicinanze di Navalny nella finestra temporale dell’avvelenamento. Un’inchiesta respinta da Putin, secondo cui si fonda su dati forniti da agenzie di spionaggio Usa.

La ricostruzione di Navalny è stata seccamente smentita dal portavoce di Putin. Secondo Dmitri Peskov l’oppositore dello Zar di Mosca soffre di “mania di persecuzione” e “mania di grandezza”.

Redazione

Autore