Da anni si batte contro la criminalità organizzata
Roma, il prete antimafia Don Coluccia non molla: “Pensavano di farmi fuori ma io torno in strada”. Tentano di ucciderlo, uomo della scorta gli fa scudo

Nessuno ferma Don Coluccia – Forse qualcuno ha pensato di far fuori definitivamente il prete antimafia ma Don Coluccia non sembra intenzionato a farsi intimorire. Il sacerdote fondatore dell’Opera Don Giustino, che da anni si batte contro la criminalità organizzata con iniziative per valorizzare il quartiere di San Basilio all’insegna della legalità, non rinuncia alla sua missione perché, dichiara “tanti cittadini hanno bisogno della nostra presenza in questi territori”.
L’aggressione durante la marcia per la legalità – Ieri pomeriggio uno scooter con a bordo un 28 enne di origini bielorusse, ha affiancato don Antonio Coluccia e, dopo averlo riconosciuto, ha tentato di investirlo. A far scudo al prete è stato un agente della sua scorta che, dopo essere stato colpito, ha sparato e ferito l’aggressore all’avambraccio. Un’aggressione durata pochi minuti in via dell’Archeologia, nel quartiere di Tor Bella Monaca, a Roma.
“Ho avuto paura ma non mi fermo” – Ammette di essersi spaventato ma don Coluccia non demorde. “Forse pensavano di togliermi definitivamente dalla faccia di questa terra ma mi dispiace, io continuerò ancora più forte di prima, tornerò in strada.” Tempestivo l’intervento di un agente della sua scorta che ha spostato il prete facendogli da scudo umano. L’aggressore, al termine di una colluttazione, è stato fermato ed è stato trasportato all’ospedale Casilino insieme all’agente ferito, che non è in pericolo di vita.
La palestra della legalità- Don Coluccia, a Roma e non solo, è un simbolo della lotta allo spaccio e alla criminalità, dalle cui mani cerca ogni giorno di strappare i giovani con le sue iniziative, con i valori dello sport – a San Basilio ha aperto una palestra della legalità – e con la sua testimonianza coraggiosa, per la quale vive da molti anni sotto scorta. Un luogo danneggiato diverse volte. L’ultima risale all’ottobre del 2021 quando in due occasioni ““Hanno danneggiato il muro laterale per impedire l’apertura della saracinesca e lasciato a terra un disegno con il cemento rapido, due occhi come monete e un tappo come bocca. Come a dire ‘muto devi stare’”
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