C’è ancora spazio in Italia per i processi indiziari?
Rosa e Olindo, la strage di Erba, l’ergastolo e la richiesta di revisione del processo: Italia divisa

C’è ancora spazio in Italia per i processi indiziari? La richiesta di revisione della sentenza di condanna nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi, presentata nei giorni scorsi sia dalle loro difese che dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, ha suscitato come era prevedibile un accesso dibattito fra “colpevolisti” e “innocentisti”. Olindo e Rosa sono stati condannati all’ergastolo per aver ucciso la sera dell’11 novembre 2006 ad Erba in provincia di Como, Raaella Castagna, il figlioletto di due anni Youssef Marzouk, la mamma Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini.
La motivazione della strage, avvenuta con modalità efferate, sarebbe stata l’insoerenza della coppia nei confronti, in particolare, del tunisino Azouz Marzouk, marito della Castagna. Gli elementi su cui i giudici hanno condannato i due coniugi sono stati la testimonianza di Mario Frigerio, marito della Cherubini, miracolosamente sopravvissuto alla strage dopo aver riportato un taglio alla gola, il quale inizialmente aveva però affermato che l’assassino fosse un soggetto con la carnagione “olivastra”, una macchia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo, ritrovata a settimane di distanze in quanto nei tre sopralluoghi effettuati dai carabinieri nell’immediatezza non venne trovata alcuna traccia biologica delle vittime nelle pertinenze del luogo della strage, la confessione di entrambi.
“Per quanto concerne la confessione, è provato dalle intercettazioni ambientali effettuate dagli inquirenti che non è stata genuina” puntualizza il difensore dei due, l’avvocato Fabio Schembri, secondo il quale “Olindo e Rosa avrebbero deciso di confessare la strage dopo che gli sarebbe stata prospettata la possibilità di avere dei “vantaggi”, per esempio una cella matrimoniale dove trascorrere la detenzione.
La decisione del sostituto Pg milanese ha scatenato la durissima reazione di Massimo Astori, procuratore facente funzioni di Como. Astori ha diramato un comunicato nel quale ha preso le distanze dal collega Tarfusser. “Senza giustificazione alcuna – scrive Astori – a distanza di 16 anni, espressioni del pg contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como”.
“La responsabilità di Rosa Bazzi e Olindo Romano – prosegue – è stata afferma nei tre gradi di giudizio. I giudici hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell’ufficio del Pm. La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità”.
Il procuratore di Como ribadisce come nel corso delle tre fasi di giudizio “svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali e con la costante partecipazione della difesa”, i giudici abbiano più volte affermato la correttezza di magistrati e investigatori e che sono state raccolte “prove incontestabili” e non solo le confessioni.
Dal 2015 ad oggi, inoltre, “ai tre gradi di giudizio e ai due giudizi incidentali, sono seguite numerose altre pronunce sulle istanze di nuovi indagini o di revisione del processo, tutte respinte”. “Le confessioni – continua il capo dei pm lariani – sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce par ticolare e accompagnate a ulteriori prove emerse”.
E le stesse confessioni “sono state seguite, nei mesi successivi, da ulteriori dichiarazioni confessorie a più interlocutori e persino da appunti manoscritti”. “La ritrattazione è stata frutto di un cambio di strategia processuale”. Se non stupisce comunque che “le difese intendano legittimamente proporre nuove iniziative”, stupisce “che la proposta di revisione, frutto dell’iniziativa individuale di un sostituto procuratore generale della Procura presso la Corte D’Appello di Milano sia stata rapidamente e integralmente divulgata prima della sua trasmissione all’Autorità competente”.
Astori contesta poi espressioni del pg come “uso pesante di fonti di prova come grimaldelli per convincere i fermati a confessare” e “manipolazioni da parte dei Carabinieri”. “Le espressioni sopra riportate – commenta il procuratore – contengono accuse di condotte abusive e illegittime, se non veri e propri reati, a carico di magistrati, senza giustificazione alcuna. La Procura di Como in questi 16 anni si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio, guidata dal rispetto della legge, delle parti processuali e degli stessi condannati”.
“La Procura auspica – conclude allora la nota -che altrettanto rispetto sia adottato, nelle forme e nei contenuti, da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito. Tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale”.
In caso di accoglimento dell’istanza di revisione, il nuovo processo si celebrerà davanti alla Corte d’assise di Brescia.
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