Un boicottaggio senza senso, scattato subito dopo la visita allo storico pastificio Rummo, che vanta una storia di quasi 200 anni (fu fondato nel 1846), del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Un ragionamento senza senso quello di centinaia di haters e rivali politici del segretario del Carroccio, che hanno iniziato a lanciare appelli dal contenuto folle: “Non comprate più la pasta Rummo, facciamolo almeno per un mese”. Una campagna d’odio contro Salvini che però le ripercussioni concrete potrebbe averle contro l’azienda beneventana e soprattutto contro i suoi lavoratori.

“E’ una vicenda che si commenta da sola e voglio chiuderla qua. Non sono abituato a chiedere la tessera di partito a nessuno quando entra a casa mia. Le aziende hanno un valore sociale e la mia impresa lavora in tutto il mondo”. Così Cosimo Rummo commenta all’ANSA la bufera che si è scatenata sui social dopo la visita di Salvini che, dal canto suo, non perde mai occasione per immortalare, da buon influencer, tutto quello che fa, soprattutto in vista delle elezioni europee e soprattutto al Sud dove la sua Lega ha perso quel minimo di appeal che aveva. Questa volta Salvini aveva lanciato un messaggio contro quei politici di Bruxelles “che combattono la dieta mediterranea” e “vogliono la farina di insetti e vermi”.

La visita al pastificio Rummo di Gentiloni, Orlando e Camusso

“Non ho nulla da aggiungere e da temere perché le persone capiscono benissimo e continueranno a comprare la nostra pasta” ha aggiunto Rummo che poi spiega come in passato altri politici hanno fatto visita allo storico pastificio. “Ho ricevuto una telefonata da Roma che mi chiedeva la disponibilità a far vistare l’azienda al ministro Salvini che sarebbe venuto a Benevento per presenziare a un incontro sulla sicurezza stradale. Cosa avrei dovuto fare? Negare una visita al vice premier? Non l’ho mai fatto. Nella mia azienda sono venuti nel 2017 il premier dell’epoca Paolo Gentiloni, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando e la ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, quest’ultima per ben due volte”. Insomma le visite dei politici, bipartisan, non sono mai mancate.

Il precedente dell’alluvione e della solidarietà verso Rummo

In una precedente intervista al Corriere del Mezzogiorno, lo stesso Cosimo Rummo aveva spiegato che “il ministro delle Infrastrutture viene a fare investimenti a Benevento, chiede di venire a visitare lo stabilimento, non capisco cosa vogliano: dovevo chiudergli la porta in faccia? Non capisco”. Una campagna d’odio per attaccare Salvini e penalizzare una eccellenza del Mezzogiorno d’Italia solo perché ha ospitato la visita di un ministro. Nel 2015 il pastificio Rummo venne duramente colpito dall’alluvione che devastò parte del Sannio con i suoi dipendenti si rimboccarono le maniche per far ripartire l’azienda ma in tantissimi collaborarono – grazie al passa parola sui social – a rimuovere il fango e far ripartire la produzione. Il sostegno venne anche dal mondo dello spettacolo e delle istituzioni. Sempre sui social divenne virale dopo l’alluvione l’hashtag #saveRummo per invitare all’acquisto della pasta beneventana. Tra i post in difesa dello storico pastificio sannita anche quello di Nicola Caputo, assessore di Italia Viva all’agricoltura nella giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca, che pubblica la foto di una sua passata visita nello stabilimento: “La pasta unisce, non ha colore politico”.

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