Una lettera coraggiosa quella inviata dagli avvocati al capo del Viminale. Coraggiosa perché chiedono nientedimeno di velocizzare la giustizia grazie all’accesso alla banca dati dell’Anagrafe nazionale. Una richiesta assurda in un Paese che vive di burocrazia, che ama complicare e ritardare qualsiasi procedura. Un plauso dunque al coraggio dei presidenti degli Ordini degli avvocati di Roma, Milano, Napoli e Palermo che hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi affinché venga consentito «l’accesso telematico alla banca dati dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr) ‘per esigenze legali e di giustizia’».

Il problema «è sorto in queste settimane – precisano gli avvocati in una nota – perché il ministero dell’Interno è intervenuto a definire le ‘Modalità di erogazione da parte dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente dei servizi telematici per il rilascio di certificazioni anagrafiche on-line e per la presentazione on-line delle dichiarazioni anagrafiche». Con questo provvedimento «all’art. 2.1, il Ministero dell’Interno riduce la possibilità di ottenere per via telematica il rilascio di certificati anagrafici degli iscritti nell’ANPR, restringendola a quelli riguardanti il richiedente e i componenti della propria famiglia anagrafica». Anche se poi, si legge ancora, «in ogni caso una recente circolare (n. 115 del 31/10/22) recupera la possibilità di accedere ai certificati, perché ‘potranno, comunque, continuare ad essere rilasciati dagli Ufficiali di anagrafe presso i comuni’, ovvero accedendo gli avvocati agli uffici comunali». Insomma l’avvio di Piantedosi alla guida del Viminale, tra decreto rave party, questione migranti e certificati anagrafici non è stato proprio dei migliori.

Dell’accesso alla giustizia e della sua agile gestione si è fatta interprete già la riforma Cartabia che il nuovo esecutivo ha deciso di far slittare, se tutto andrà bene, al 30 dicembre prossimo. In questa direzione è da leggere l’iniziativa che l’Ordine degli avvocati delle quattro città italiane hanno attivato attraverso le convenzioni per l’accesso telematico alla banca dati dell’Anagrafe nazionale popolazione residente (ANPR). Con tale accesso privilegiato per il rilascio di certificati anagrafici in via telematica, gli avvocati interrogano il sistema di certificazione per ottenere informazioni necessarie allo svolgimento dell’attività e per velocizzare la giustizia. «La limitazione che viene posta dalle nuove direttive – hanno spiegato i presidenti dei quattro Ordini – ostacolerebbe l’efficiente amministrazione della giustizia e rischia di generare un effetto negativo sul cittadino che aumenterebbe le proprie difficoltà ad accedere agli uffici comunali, appesantiti da migliaia di accessi fisici degli avvocati».

Già a luglio scorso la Commissione Europea, nella terza relazione annuale sullo Stato di diritto, aveva strigliato l’Italia. «Le ampie riforme della giustizia civile e penale, attese da tempo, sono state adottate come parte del Piano italiano di ripresa e resilienza, con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficienza del sistema giudiziario. La digitalizzazione del sistema giudiziario – si legge nel report – sta progredendo ulteriormente nei tribunali civili, mentre permangono sfide nei tribunali penali e nelle procure. Sono in corso di attuazione misure specifiche volte a sostenere i giudici. Queste misure, insieme all’imminente legislazione di attuazione, intendono affrontare le gravi sfide legate all’efficienza del sistema giudiziario, tra cui gli arretrati e la lunghezza dei procedimenti».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.