Con la morte di Amedeo di Savoia, già duca d’Aosta, avvenuto un mese fa, ed ora inumato nella tomba del Savoia nella basilica di Superga, si è riacceso nel microcosmo monarchico l’interrogativo su chi sia il capo della ex casa reale italiana. L’interrogativo lascerebbe un po’ basiti perché con tutti i problemi che hanno gli italiani, figurarsi quello che gli importerebbe sapere chi è il vero successore dell’ultimo Re d’Italia Umberto II, tra l’altro passato a miglior vita nel 1983. Ed invece no. Da quattro settimane il settimanale “Oggi”, si è ributtato fitto fitto sulla questione che affrontò per la prima volta nel 1963, e che sembra affascinare i lettori del giornale di Cairo. A firmare gli articoli rigidamente super partes, Giuseppe Fumagalli ed Antonio Parisi. Quest’ultimo è sicuro: «La dynasty italiana incuriosisce. Se ad appassionare inglesi e simpatizzanti delle storie reali sono i problemi dei Windsor, noi siamo attratti dalle liti dei Savoia».

PAROLA AI GIUDICI

La questione francamente un po’ fa sorridere e il lato comico della questione ben l’hanno colta i giudici di Firenze quando nel 2018 sono stati chiamati a decidere in fase di appello se Amedeo di Savoia avesse usurpato o meno cognome e diritti dinastici al cugino ginevrino, come richiedevano con forza Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto. Scrivendo nero su bianco, i giudici Andrea Riccucci e Dania Mori hanno sentenziato lapidari che non può essere un tribunale della Repubblica a dire chi è il presuntivo re d’Italia anche perché «Non c’è un regno, non c’è un trono, né una corona». In verità Fumagalli e Parisi, con un lavoro certosino hanno, per la delizia dei loro lettori, cercato di dare delle risposte e a differenza di giuristi e storici hanno in maniera lineare cercato di spiegare come stanno le cose. Più vanno avanti, però, più si imbattono in nuovi gineprai. L’ultimo riguarda il titolo di principe di Venezia di cui si ammanta Emanuele Filiberto e che fa arrabbiare i veneziani doc.

GIALLO MONARCHICO

Nell’amministrazione comunale, dove hanno un consigliere delegato alle tradizioni, Giovanni Giusto, fanno notare come la Repubblica di Venezia ha avuto oltre mille anni di storia e mai ha avuto un principe. Non esiste uno straccio di documento firmato da Umberto II che attribuisca il titolo al nipote ha dichiarato Olghina di Robilant nel suo blog “Olgopinions”. Come stanno le cose Parisi giura di rivelarlo in un suo libro di prossima uscita, “La saga dei Savoia” edito da Diarkos, che sembra avere una gestazione infinita. La domanda che si pongono ora Fumagalli e Parisi riguarda le motivazioni di un attaccamento tanto forte da parte di Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto a conservare lo scettro virtuale di Casa Savoia. «Forse -si lascia scappare sommessamente un giovane monarchico-centrano la possibilità di rilasciare titoli cavallereschi, a fronte del pagamento di cifre anche sostanziose». Oi, oi, questa volta i due giornalisti di Oggi, rischiano di mettere le mani non in un ginepraio ma in un verminaio.

Sofia Unica

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