Erano settimane che la segreteria dem non riusciva a tirarsi fuori dal cono d’ombra nel quale era caduta addirittura prima dell’estate e a nulla le era valso annunciare in pompa magna un agosto militante per sostenere la raccolta firme a favore di una legge sul salario minimo e provare così a riprendersi quello spazio vitale di audience e di attenzione di cui aveva goduto nei primi mesi dopo la vittoria alle primarie di fine febbraio. Del resto, senza audience e attenzione, in particolar modo, nell’info-sfera digitale, la leadership è destinata rapidamente ad appassire. A passare nel girone dell’anonimato.

La comunicazione di Elly Schlein ha mostrato in più di una circostanza una fragilità strutturale e un’assenza di strategia disarmanti, quasi fanciullesca, tanto da rianimarsi parzialmente solo grazie alle baruffe interne al partito democratico, a cominciare da quelle sapientemente innescate da Vincenzo De Luca, che non perde occasione per azzannare da par suo una preda in difficoltà.
A correrle in soccorso, aiutandola a spezzare il filo spinato di questo confinamento forzato, non voluto e non cercato, è arrivata ancora una volta, come era già successo in passato, Giorgia Meloni. Il tutto nasce dal rifiuto della segretaria dem di partecipare ad Atreju, l’appuntamento organizzato a metà dicembre dai giovani di Fratelli d’Italia, e alla risposta della Meloni che ha immediatamente rammentato alla Schlein che prima di lei mai nessuno altro leader aveva rifiutato l’invito e che Fausto Bertinotti, da leader della sinistra più radicale, “non temeva il dialogo” e il confronto.

È stata sufficiente questa contrapposizione occasionale e a distanza, innescata da un evento del tutto secondario, quale una festa di partito, rispetto alle questioni strutturali che affollano l’agenda del dibattito politico, per consentire alla segreteria dem di riprendersi, momentaneamente, una visibilità che oltrepassa la linea di galleggiamento e che fino all’altro giorno non riusciva più aver pur sgomitando. Senza voler scomodare qui il pensiero del filosofo tedesco Carl Schmitt che ha chiarito che l’antica distinzione fra “amico-nemico” non è basata sul concetto di concorrenza, bensì di una radicale alterità, è fuor di dubbio che la contrapposizione su Atreju ha come portato a una inattesa polarizzazione delle discussioni digitali nei rispettivi campi e tra i due fronti di follower più di ogni altra discussione. Una polarizzazione placebo di cui ha beneficiato involontariamente più Elly Schlein che Giorgia Meloni.

Infatti, se tagliamo in due la settimana della segreteria dem utilizzando come spartiacque proprio il giorno del rifiuto, possiamo registrare una crescita del sentiment positivo nei suoi confronti che passa dal 23%, valore relativo ai primi tre giorni della settimana, cioè dal 13 al 15 novembre, al 31% nel periodo dal 16 al 18%. Mentre, la percentuale di mood positivo a favore di Giorgia Meloni cresce di “soli” tre punti percentuali nello stesso confronto, passando dal 36% al 39%.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).