Sarà sciopero. Non c’è più tempo per una schiarita tra il governo Meloni e le associazioni di categoria dei benzinai, che dalle 19 di martedì 24 gennaio alle 19 di giovedì 26 gennaio (le 22 sulla viabilità autostradali) incroceranno le braccia nei distributori. Tutto chiuso per 48 ore consecutive, compresi i self-service, contro il decreto sulla ‘Trasparenza’ varata dall’esecutivo.

Faib, Fegica e Figisc-Anisa in una nota rilevano che “il Governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di ‘trasparenza’ e ‘zone d’ombra’ solo per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono“.

Ristabilire la verità dei fatti – proseguono i tre sindacati di categoria – diviene quindi prioritario, per aprire finalmente il confronto di merito“.  Il problema, secondo i gestori delle stazioni di rifornimento, sono le multe previste dal decreto per omessa comunicazione del prezzo medio nazionale, da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell’impianto (prima raggiungevano i 6000 euro), con chiusura possibile in caso di 4 omissioni nell’arco di 60 giorni.

Rapporti tesi anche prima della pubblicazione del decreto, a causa delle ‘sparate’ arrivate da membri autorevoli del governo e della maggioranza, in cui si accusava di “speculazione” i benzinai per gli aumenti dei prezzi alle pompe di benzina, dovuti in realtà come confermato dallo stesso ministero dell’Ambiente solo alla parte relativa alle accise, che il governo Meloni ha ristabilito totalmente cancellando il taglio voluto dall’ex esecutivo a guida Mario Draghi.

Da Algeri però, dove è impegnata in una visita di Stato, la premier Giorgia Meloni tiene il punto e difende la bontà del provvedimento. “Li abbiamo convocati già due volte, il governo non ha mai immaginato provvedimenti per additare la categoria dei benzinai ma per riconoscere il valore dei tanti onesti. Poi la media del prezzo non diceva che erano alle stelle. Sono state molto poche le speculazioni. Ma non potevamo tornare indietro su provvedimento che è giusto, pubblicare il prezzo medio è di buon senso. Su altro siamo andati incontro. Nessuno vuole colpire la categoria“, spiega la presidente del Consiglio.

Categoria che reagisce non solo con la due giorni di sciopero, ma anche con una campagna mediatica rivolta agli utenti: due locandine, una con gli orari dello sciopero e una breve spiegazione e un’altra per indicare tutte le ragioni della protesta, saranno affisse nelle varie stazioni di servizio dalle tre sigle che hanno indetto la serrata di 48 ore.

Nel volantino con gli orari, si spiega che la chiusura è motivata “per protestare contro la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria e gli inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori. Per scongiurare nuovi aumenti del prezzo dei carburanti“.

Quanto alla seconda locandina, Faib Confesercenti, Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio spiegano cosa le ha spinte allo sciopero, ovvero una “vergognosa campagna diffamatoria” che ha “coperto di fango” la categoria “a seguito degli aumenti decisi dal governo”.

Redazione

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