La tregua col governo Meloni, con la decisione di “congelare” lo sciopero indetto per le giornate del 25 e 26 gennaio, sembra ormai essere terminata. Col via libera definitivo avvenuto sabato pomeriggio al decreto Trasparenza, pensato dall’esecutivo in risposta al caro carburanti, le associazioni sindacali di categoria mettono in chiaro che “a queste condizioni è confermato lo sciopero” precedentemente congelato.

Siamo delusi e arrabbiati. Il decreto continua a individuare nei gestori i colpevoli degli aumenti”, è infatti l’accusa che arriva da Fegica e Figisc Confcommercio.

Sul caro carburanti, spiega il vicepresidente della Fegica Roberto Di Vincenzo, “continua lo scaricabarile del governo“, mentre il presidente nazionale della Figisc Bruno Bearzi dice chiaramente che “se nell’incontro di martedì al ministero non si riparte dal decreto, noi confermiamo lo sciopero“.

Tutta colpa, spiegano i gestori delle stazioni di rifornimento, delle pesanti sanzioni con multe fino a 6mila euro previste dal decreto, oltre alla chiusura dell’attività fino a 90 giorni dopo tre violazioni.

Il testo del decreto deve essere migliorato in sede di conversione“, avverte Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti. Gli esponenti della categoria apprezzano “l’introduzione dell’accisa mobile, da noi richiesta più volte in questi anni. Ma certamente non apprezziamo le sanzioni, a nostro avviso molto pesanti, legate all’obbligo dell’esposizione del prezzo medio, che continuiamo a ritenere una misura del tutto inutile ai fini del contenimento dei prezzi dei carburanti“.

Insomma, i rapporti restano a dir poco tesi dopo le ‘sparate’ arrivate da membri autorevoli del governo e della maggioranza, in cui si accusava di “speculazione” i benzinai per gli aumenti dei prezzi alle pompe di benzina, dovuti in realtà come confermato dallo stesso ministero dell’Ambiente solo alla parte relativa alle accise, che il governo Meloni ha ristabilito totalmente cancellando il taglio voluto dall’ex esecutivo a guida Mario Draghi.

Sempre oggi, mentre quindi i benzinai tornano a minacciare lo sciopero, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si è mossa assieme alla Guardia di Finanza per ispezionare le sedi di alcuni big del petrolio: Eni, Esso Italiana, Italiana Petroli, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil Italia.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia