“Fino all’ultimo minuto siamo disponibili a trovare una quadra, ma ora non si riesce”, hanno detto i rappresentanti di Faib Confesercenti, Figisc Confcommercio e Fegica confermando lo sciopero di 48 ore il 25 e 26 gennaio. Al tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy non si è raggiunto l’accordo con i gestori che accusano il governo di aver trattato la categoria, “con la questione dei cartelloni dei prezzi, come si fosse nel Medioevo”. E quindi sciopero di 48 ore confermato che coinvolgerà anche i self service.

“Per il momento lo sciopero è confermato – spiega il presidente della Faib, Giuseppe Sperduto, perché oggi non abbiamo visto le aperture che ci erano state prospettate. Ce l’abbiamo messa tutta per non dare disagi ai cittadini, ma il governo ha deciso diversamente e il ministero fa marcia indietro sulle promesse avanzate alle associazioni nel tavolo precedente. Vogliamo incontrare il presidente Meloni”.

I gestori protestano contro l’obbligo di esporre cartelli con il prezzo medio dei carburanti indicato dal Governo, e contro pesanti sanzioni con multe fino a 6mila euro previste dal decreto, oltre alla chiusura dell’attività fino a 90 giorni dopo tre violazioni. I rapporti restano a tesi dopo le ‘sparate’ arrivate da membri autorevoli del governo e della maggioranza, in cui si accusava di “speculazione” i benzinai per gli aumenti dei prezzi alle pompe di benzina, dovuti in realtà come confermato dallo stesso ministero dell’Ambiente solo alla parte relativa alle accise, che il governo Meloni ha ristabilito totalmente cancellando il taglio voluto dall’ex esecutivo a guida Mario Draghi.

L’obbligo di comunicazione dei prezzi della Benzina sarà settimanale (e non giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omissioni nell’arco di 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali anche non consecutivi). L’eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell’impianto (prima raggiungevano i 6000 euro). Sono queste alcune delle modifiche proposte al tavolo dei benzinai dal ministro Adolfo Urso. Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha proseguito oggi il confronto già avviato del tavolo con i rappresentanti delle associazioni di categoria dei distributori di carburante. Il Ministro – spiega una nota del ministero – “nel confermare che sarà mantenuto nel decreto l’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale, venendo incontro alle diverse richieste delle categorie, ha presentato una serie di modifiche per raggiungere l’obiettivo della trasparenza per i consumatori senza tuttavia gravare sui costi per le categorie che offrono un servizio importante per il Paese e verso il quale vi è unanime riconoscimento per il ruolo svolto anche nei momenti più difficili, come ad esempio durante la pandemia.

Il Governo, inoltre, nel pieno rispetto del ruolo che il Parlamento assolve, ha deciso di posporre l’emanazione del decreto ministeriale che definirà le modalità di comunicazione e di esposizione dei prezzi, entro 10 giorni dalla conversione del decreto legge”. Oltre alle modifiche su comunicazioni e sanzioni, “per favorire la massima trasparenza, è prevista l’istituzione di una APP del Ministero gratuita che consentirà di conoscere il prezzo medio regionale e, con la geolocalizzazione, anche il prezzo praticato da ciascun distributore nel perimetro desiderato”. “Con queste modifiche – afferma il ministero – si afferma il principio della massima trasparenza, si mettono i consumatori in condizione di conoscere il prezzo medio e anche quello praticato da ciascun distributore. Si facilità così l’attività dei gestori semplificando le procedure di comunicazione e rendendo più commisurate le eventuali sanzioni“. Il ministro Urso ha infine confermato che il tavolo tecnico insediato da qualche giorno continuerà ad operare fino al completo riordino del settore che necessita di diversi interventi anche in vista della transizione green per la quale è chiamato a svolgere un ruolo significativo.

“Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro”, conferma il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi. “C’è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma rimane l’obbligo del cartello, così il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo“. Tuttavia i gestori potrebbero decidere di ridurre la durata dello sciopero, che è già passata da 60 a 48 ore.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.