L’incontro che aspettava da tanto tempo
Scomparsa Emanuela Orlandi, il fratello Pietro e l’incontro in Vaticano: “Il Papa vuole piena verità, non nasconderemo nulla”
“Oggi è il grande giorno”, ha detto Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ai cronisti prima di fare ingresso in Vaticano per incontrare il Promotore di giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi. Un incontro che il fratello di Emanuela, la cittadina scomparsa più di 40 anni fa, aspettava da oltre due anni, come ha più volte ripetuto alla stampa. Accompagnato dall’avvocato della famiglia, Laura Sgrò, Pietro è stato ricevuto dai pm d’Oltretevere in merito alle numerose denunce depositate negli ultimi anni dalla famiglia e nell’ambito della nuova inchiesta sulla scomparsa della ragazzina aperta Oltretevere alla fine dello scorso anno. Intercettato dai giornalisti, Orlandi si è detto “fiducioso” sull’incontro.
L’audizione era stata sollecitata dallo stesso Pietro “per rendere proprie dichiarazioni e offrire eventuali informazioni in suo possesso nell’ambito del fascicolo aperto” dal Promotore di Giustizia della Città del Vaticano a gennaio di quest’anno. Il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, in un’intervista al Corriere della sera aveva garantito che la sua indagine sarà “ad ampio raggio e senza condizionamenti di sorta”, confortato “dal desiderio e dalla volontà ferrea del Papa e del Segretario di Stato di fare chiarezza senza riserve” sull’intera vicenda Orlandi.
“Sia il Santo Padre che il cardinale Parolin, mi hanno concesso massima libertà d’azione per indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla – rivela il magistrato -. Ho il mandato di accertare qualunque aspetto in uno spirito di franchezza, di ‘parresia’ evangelica e tale approccio è ciò che più conta“. “Se non svolgerò le attività di indagine accuratamente – aggiunge – sarò sotto gli occhi di tutto il mondo”. Diddi rivela che dalle indagini “qualche iniziale risultato è stato conseguito”. “In pochi mesi sono state effettuate verifiche non espletate in 40 anni“. Assicura poi che “gli approfondimenti eseguiti dovranno emergere”, e “di questo anche le gerarchie vaticane – precisa – sono pienamente consapevoli”. Riguardo alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso, “vi sarà una proficua collaborazione tra i due Stati”, assicura il promotore di Giustizia vaticano. “Forniremo con estrema franchezza nell’ottica della mutua collaborazione” le informazioni richieste da Roma. E ribadisce “l’auspicio che all’esito di questo comune sforzo un giorno possa emergere la verità”.
Il magistrato ha spiegato come si muoverà per le indagini analizzando carte vecchie e cercando novità. “Abbiamo messo insieme tantissimi elementi, pur se in un tempo relativamente stringente. Sentiremo Pietro Orlandi e acquisiremo le necessarie informazioni testimoniali, ascoltando quanto di inedito ha da riferirci. Ascolteremo tutto e faremo le indagini per gli opportuni riscontri. Ci sono – all’interno e all’esterno del Vaticano – figure ancora reperibili. Anche nell’ambito della pregressa inchiesta romana sono stati fatti accertamenti importanti”.
E precisa una premessa importante: “Tecnicamente, il mio team ed io non possiamo fare indagini in Italia, dobbiamo dunque limitarci ad operare in un fazzoletto di terra di mezzo chilometro quadrato: nell’ambito della mia competenza giudiziaria, godo di un’ampia autonomia, ma per le indagini sul suolo italiano devo necessariamente interfacciarmi con la Procura della Repubblica di Roma e col nuovo procuratore Francesco Lo Voi. In passato, per pregresse attività d’indagine, le relazioni tra le due rispettive Procure sono sempre state cordiali e i risultati proficui. In tale nuova fase, qualora vi saranno gli estremi, valuteremo la possibilità di inviare al Ministro Nordio, attraverso i preposti canali istituzionali, istanze rogatoriali chiedendo all’Autorità Giudiziaria italiana di compiere gli approfondimenti ritenuti necessari così come siamo disposti, nell’ottica della reciproca collaborazione, a eseguire eventuali richieste che la Procura di Roma volesse far pervenire dal Ministero della Giustizia alla Segreteria di Stato. Dovremo confrontarci su molti aspetti e dire loro molte cose, così come loro a noi”.
E alla domanda incalzante del giornalista del Corriere che gli chiede se la Banda della Magliana abbia avuto un ruolo importante nel caso Orlandi risponde: “Premesso che non posso entrare nello specifico e che sull’argomento ci sono indagini enormi della Procura di Roma, temo che il ruolo della Banda della Magliana nel caso Orlandi sia stato sopravvalutato, sebbene esistano alcune evidenze. La situazione, tuttavia, impone un inquadramento più ampio”.
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