La magistratura del Vaticano riapre il caso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Dopo il clamore mediatico degli ultimi eventi di cronaca, dall’audio di un sodale dell’ex boss della Banda della Magliana Renato De Pedis pubblicato in esclusiva dal Riformista alla lettera dell’attentatore del papa Alì Agca, passando per la serie tv “Vatican girl” su Netflix, a quasi quarant’anni dalla scomparsa, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria hanno deciso di riaprire le indagini su una vicenda che ha scosso la Santa Sede e le sue massime istituzioni, in un percorso giudiziario e investigativo che ha sfiorato ipotesi inquietanti di ogni tipo.

Secondo quanto riferisce l’Adnkronos, che ha anticipato la notizia, l’obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze. Un lavoro a 360 gradi per non lasciare nulla di intentato, per provare a chiarire ombre e interrogativi, e mettere definitivamente la parola fine anche alle più incredibili illazioni. L’iniziativa della magistratura vaticana sarebbe ufficialmente legata a una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. «Mi colpisce la riapertura delle indagini, una riapertura improvvisa. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga», è il commento di Pietro Orlandi. «Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di aprire una inchiesta parlamentare – continua – Magari potrebbe nascere una collaborazione tra Stato italiano e Vaticano, mancata per 40 anni. È chiaramente una notizia positiva e mi auguro di essere sentito dagli inquirenti».

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