Un indizio che potrebbe aprire ad altre verità
Emanuela Orlandi, dopo gli audio il messaggio in codice dell’83: “È stata uccisa da Aliz, è stato orrendo”
A quasi 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi spuntano nuovi indizi per decifrare quel mistero che, insieme alla scomparsa della sua coetanea Mirella Gregori, è diventato uno dei cold case più agghiaccianti e mai risoldi della storia italiana. Dopo gli audio sotto la lente di ingrandimento arriva un misterioso comunicato, scritto a penna e in stampatello, che arrivò all’Ansa di Milano il 17 ottobre 1983 in cui sembrerebbe che fosse chiamata in causa la banda della Magliana come responsabili di quel sequestro con parole cifrate e fantasiose che oggi, dopo le novità sul caso, sembrerebbero avere un nuovo significato.
Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, il comunicato citato conterrebbe una rivendicazione del sequestro della figlia del messo pontificio di Wojtyla. Il testo, un misto di parole deliranti e all’apparenza senza senso, fin dalle prime righe tirava in ballo un misterioso personaggio, “Aliz”. Sarebbe stato lui il rapitore assassino della “ragazza con la fascetta”. All’epoca gli investigatori considerarono la lettera inattendibile. Ma quell’indizio rivisto oggi alla luce degli audio recentemente resi noti, l’accresciuta credibilità di Marco Accetti e le dichiarazioni di Sabrina Minardi, sembra trovare una nuova collocazione.
Fin ora la banda della Magliana era stata chiamata in causa per la scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori in testimonianze rilevanti ma controverse dalla Minardi (ex amante del boss “Renatino” de Pedis e ex moglie del calciatore Bruno Giordano, e da Marco Accetti, fotografo che nel 2013 consegnò il flauto di Emanuela e un lungo memoriale. Le loro versioni erano in gran parte sovrapponibili ma non sono mai state confermate da altri elementi. In questo contesto si accendono i fari sul comunicato dell’83. La lettera è firmata da una sorta di pentito, tal “Dragan di Slavia”, e sul bordo della seconda facciata appaiono le parole “morte” e “Sergio”. Il comunicato esordisce dicendo che “Aliz”, nome già fatto in una telefonata fatta all’avvocato della famiglia Orlandi, ha ucciso l’ostaggio: “Emanuela era brava ragazza, noi la volevamo salvare, ma voi siete stati cattivi, lei non meritava. Suo corpo forse non lo trovate più, ma è Aliz che è stato orrendo, lui non può essere un Turkesh, noi Turkesh non uccidiamo, noi buoni”.
Poi una domanda che sembrò campata in aria: “Perché non interrogare giocatore calcistico di Lazio Spinozzi? È stato lui a darci Emanuela e a fornirci primo rifugio”. Arcadio Spinozzi, all’epoca terzino biancoceleste, militante in serie A e compagno di squadra dei più famosi D’Amico, Manfredonia, Giordano, niente aveva a che fare con il sequestro Orlandi. Ma, sempre secondo la ricostruzione fatta dal Corriere, Aliz sembrerebbe un anagramma incompleto di “Lazio”, la squadra dell’ex marito della Minardi che poi sarebbe diventata famosa per essere l’amante del boss De Pedis. Secondo la ricostruzione del giornale, “Aliz”, in sostanza, sarebbe stato un sinonimo di “banda della Magliana”.
All’epoca l’Ansa sintetizzò così un altro passo: “Questo Aliz gli avrebbe fatto conoscere Alì Agca pochi giorni prima dell’attentato al Papa e anche ‘colui che chiamate venerabile’ e che Aliz stesso avrebbe fatto scappare…”. Qui il Corriere scrive: “I rapitori della Orlandi tirarono in ballo il Lupo grigio e Licio Gelli, comunicando sotto codice che la banda della Magliana (“Aliz”) aveva avuto contatti con entrambi? Si voleva forse alludere a un supporto logistico della ‘mala’ romana (politicamente di destra) al neonazista Agca nei giorni precedenti l’azione di piazza San Pietro? E analogamente: si intendeva rimarcare un aiuto fornito dalla stessa holding criminale al capo della P2 per farlo evadere dal carcere ginevrino di Champ-Dollon, cosa che in effetti era accaduta il 10 agosto 1983?”.
“Sull’ultima facciata della lettera – scrisse l’Ansa – sono stati disegnati alcuni simboli geometrici (tre triangoli incrociati e uno più grande sbarrato) con la scritta ‘Turchia libera’ e ‘Quaranta esercizi per flauto’…”. Sarebbe stata questa la prova concreta che il misterioso “Dragan” aveva avuto un contatto diretto o indiretto con Emanuela perché lo spartito che la ragazza aveva nello zainetto aveva proprio lo stesso titolo. Un tassello che potrebbe aprire ad altri scenari per togliere il velo del mistero sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
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