Il caso dell’Istituto Marconi di Giugliano
Scuola inagibile, vacanze forzate per 1400 studenti: a Napoli la vera emergenza è quella politica
Che strana questa città, che strana questa politica che annuncia, firma accordi, promette, giura attenzione alle periferie e ai temi importanti per una società come la scuola. Come il diritto allo studio. Come il diritto a essere cittadini del Sud e senza per questo essere e avere per forza meno di quelli del Nord. È la politica di casa nostra e siamo a Giugliano.
Tra qualche giorno la campanella suonerà e in tutto il Paese i ragazzi torneranno tra i banchi di scuola, non i 1.400 alunni dell’istituto “Marconi” del popoloso comune partenopeo. La scuola è troppo vecchia, si sarebbero dovuti fare dei lavori di ristrutturazione. Mai fatti. È arrivato l’ordine di sfratto e questo è il risultato. La settimana scorsa la notizia aveva innescato il solito dibattito politico, inutile e che non ha portato a niente. È di ieri la notizia della fumata nera: non è stata trovata nessuna soluzione per gli studenti del Marconi. Si è tenuto alla Città Metropolitana di Napoli un ulteriore vertice ma non c’è ancora la soluzione a una vicenda, iniziata alcuni mesi fa e che ora vede 1400 studenti, centinaia di docenti, a poche settimane dalla ripresa delle lezioni, senza una struttura dove andare. Dopo l’ordine di sfratto arrivato lo scorso mese di maggio, in quasi cento giorni non è stato fatto nulla.
La Città Metropolitana ha avviato la ricerca di locali dove collocare la scuola ma finora in piedi resta solo la disponibilità del vicino Comune di Melito (formalizzata in un atto di concessione in comodato d’uso) che ha messo a disposizione una struttura di una trentina di aule mentre al “Marconi” ne servirebbero almeno una sessantina, più altri spazi per le attività di laboratorio. Ma anche in questo caso c’è necessità di fare dei lavori di rifacimento della impermeabilizzazione dei solai con un costo di circa 200mila euro. La riunione è stata aggiornata entro la fine della settimana per “una decisione definitiva del tavolo di lavoro costituito per l’emergenza”, come si legge una nota della Città metropolitana. «Consentiremo in ogni caso – ha dichiarato il consigliere delegato all’Edilizia scolastica, Salvatore Cioffi – l’inizio dell’anno scolastico per i 1400 studenti, docenti e personale amministrativo, stiamo valutando le soluzioni offerte alla nostra manifestazione di interesse per la ricerca di locali adeguati a Giugliano.
Esistono, in ogni caso soluzioni alternative temporanee nel territorio Flegreo, che ci consentiranno comunque di riaprire la scuola». Che bello sarebbe se esistessero alternative anche a questa classe dirigente. Le ipotetiche alternativa per gli studenti di Giugliano, invece, al momento sono il trasferimento a Melito di Napoli, un comune dell’hinterland distante 5-6 chilometri da Giugliano, dove il sindaco Luciano Mottola ha messo a disposizione un edificio che necessita di lavori per diventare agibile e sicuro (e le classi disponibili sono appena la metà) o il trasferimento in altri comuni vicini in una città e in una regione dove il trasporto pubblico regala disservizi quotidiani.
Più di mille studenti senza scuola, in una delle periferie più a rischio del nostro territorio: è un fatto grave. Gravissimo. Ricordiamoci che la Campania è la seconda regione in Italia per numero di ragazzi che hanno lasciato precocemente la scuola (18,1% contro il tasso nazionale del 13,8%). E meno di due mesi fa il Comune di Napoli si era speso per fotografare la situazione della dispersione scolastica, gridando (giustamente) a una vera e propria emergenza minori. A Napoli l’evasione scolastica è raddoppiata con il Covid19: oltre 2.300 bambini segnalati e 600 bocciati per le assenze nell’anno scolastico 2020/21. Si tratta di studenti delle scuole primarie (ex elementari) e delle secondarie di primo grado che rientrano nella scuola dell’obbligo.
I numeri, come da prassi, schizzano alle stelle se parliamo dei quartieri definiti abitualmente “a rischio”. Palazzo San Giacomo parlò di “un preoccupante peggioramento dell’abbandono scolastico” e che questi dati “restituiscono l’istantanea di un fenomeno, sicuramente segnato dalla pandemia, che ha le dimensioni di una vera e propria emergenza sociale”. Ecco, l’emergenza sociale c’è. Le soluzioni? Perché quelle dovreste fornirle voi…
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