Si è appena conclusa per la 66esima edizione del Premio Napoli, storico riconoscimento alla letteratura italiana che porta già nel nome l’amore per la cultura non solo di una città ma di una comunità concreta fatta persone che da sempre partecipano attivamente al Premio attraverso la giuria popolare. Anche in quest’anno così difficile, segnato dall’emergenza sanitaria, il Premio Napoli ha infatti saputo confermare il suo spirito insieme colto e popolare con più di mille e 400 “giudici lettori” a decretarne i vincitori, a partire dalle terne finaliste selezionate tra 101 candidature pervenute dalla giuria tecnica che ho presieduto.

In un’atmosfera inedita, forse più intima ma non meno emozionante, abbiamo proclamato i vincitori in diretta streaming dalla nostra sede, a Palazzo Reale, insieme con tantissimi fan del Premio, a riconferma che la cultura si sposa benissimo anche con la tecnologia purché si abbia qualcosa di interessante da proporre e condividere. Per la sezione Narrativa il premio è stato assegnato a Igiaba Scego con La linea del colore (Bompiani). Per la Saggistica il più votato dai giudici lettori è stato Davide Sisto con Ricordati di me (Bollati Boringhieri). Per la Poesia ha vinto Tommaso Giartosio con Come sarei felice (Einaudi).

Se è vero che la sensibilità raffinata è il nemico più efficace contro la celebrazione dell’ovvio, una fondazione culturale deve rappresentare un cuneo costante contro la massificazione prodotta dall’ “industria culturale”, un laboratorio di sperimentazione di idee nato da un confronto intenso e ricercato costantemente con tutte le realtà sociali esistenti sul territorio. Abbiamo necessità di una cultura come originalità di pensiero, di cultura come capacità di distinguere e interpretare per poter intervenire nel proprio tempo e contribuire a modificarlo decrittando le miriadi di schegge di informazione che investono la nostra contemporaneità. Una cultura che svegli, perché la cultura – se autentica – deve produrre inquietudine e sdegno per come vanno le cose nel mondo.

La Fondazione Premio Napoli ha come scopo statutario la diffusione della passione per la lettura e non come mera elencazione e cassa di risonanza del mercato editoriale celebrato in salottini accoglienti e asettiche celebrazioni riservate ad addetti ai lavori. Dalla sede – ristrutturate e abbellita – di Palazzo Reale, la Fondazione tenta di essere un punto di riferimento per tutte le espressioni letterarie, con grande attenzione alle innovazioni di stili e contenuti provenienti da ogni realtà, soprattutto giovanile: un’antenna sensibile capace di intercettare sussulti e ribollii provenienti da tutti i territori circostanti, fuochi artificiali che, esplodendo da Piazza del Plebiscito, giungono a illuminare la periferia e viceversa.

Incontri e dibattiti che abbiano come tema, partendo da uno spunto letterario, la complessità di temi reali, prendendo posizione su questioni “scomode” con coraggioso senso critico che rifugge i facili consensi e l’ovvio a cui, di contro, si dedicano alcuni colti contemporanei. Come può una fondazione culturale non interessarsi di temi costituzionali quali la libertà personale e il diritto alla libera manifestazione del pensiero, la salute, il lavoro, messi in discussione nella contemporaneità? La cultura e le sue istituzioni, in una costante tensione verso la piena attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, non possono ignorare i drammi immensi che accadono nel Mediterraneo, il dramma dei poveri, le torture di detenzioni disumane, ingiuste e ingiustificate.