L'appello dei vertici della Cisl
Serve un patto tra governo, regione e forze sociali: solo così possiamo creare lavoro e superare la crisi

Caro Riformista, il patto sociale invocato dai sindacati per sostenere la ripresa trova in Campania, ancora di più, la sua ragione d’essere in quanto la nostra regione sta pagando una crisi strutturale, aggravata da questa pandemia, più delle altre.
Qui più che altrove c’è bisogno di una scossa sulle politiche attive del lavoro con la formazione e sulle politiche industriali con regole severe per chi investe e arginare la desertificazione galoppante. Riforme non più rinviabili, soprattutto alla luce della prossima scadenza del blocco dei licenziamenti. L’emergenza occupazionale in cui versa il nostro territorio non può più aspettare i tempi della politica e ulteriori ritardi da parte di chi amministra la cosa pubblica. Il dialogo su questi temi non può essere occasionale o monotematico, ma deve trovare nel pieno e costante coinvolgimento di tutti i corpi intermedi, la necessità di programmare un’azione di rilancio del sistema produttivo attraverso l’utilizzo delle risorse per la formazione funzionali a politiche che producono lavoro stabile. Cinquantatremila posti di lavoro persi nell’ultimo anno, di cui il 73% rappresentato da donne e un tasso di occupazione di appena il 41,5%, con perdite maggiori tra gli ultra35enni e lavoratori autonomi, sono cifre che parlano da sole.
Ecco perché la Cisl chiede di aprire una “Questione Campania” al Ministero del Lavoro e confrontarsi con esso e con la Giunta regionale su temi specifici, quali reddito di cittadinanza, reddito da lavoro e reddito da investimenti. È più di un anno che sono state introdotte, attraverso vari decreti, misure straordinarie per contrastare la crisi economica da Covid che ha invaso la vita di migliaia di cittadini, lavoratrici e lavoratori, quali il reddito di emergenza, misure anticongiunturali per compensare la perdita di salario, bonus a varie categorie di lavoratori autonomi e parasubordinati, sostegni alle aziende e aiuti alle famiglie. Tutto per soddisfare bisogni che, tutto a un tratto, si sono più che raddoppiati. Soltanto in Campania le ore di cassa integrazione autorizzate sono aumentate dal 2009 al 2020 del 720%, interessando più di un milione di lavoratori. Misure che a quanto pare sono stati dei palliativi e che non rispondono al concetto di una misura ben definita su un modello universalistico, solidaristico, mutualistico e assicurativo che sia esteso, e soprattutto orientate, anche alle microimprese con meno di cinque dipendenti. Questo tipo di azienda, durante la pandemia, non ha avuto accessi a sostegni universali, ma soltanto alla cassa integrazione in deroga. Eppure, proprio in Campania, oggi se ne contano ben 1.205, cioè l’8,9% del totale nazionale. Un dato destinato ad aumentare con le start up. Allora ci chiediamo: questi lavoratori che registrano un salario quasi del 50% rispetto a quelli delle medie e grandi imprese, che fine faranno se i sostegni al reddito continueranno a non esserci e bisognerà affrontare un’altra crisi? Un gap, quello del salario, che non è riconducibile soltanto al divario Nord-Sud, ma alla differenza esistente tra piccole e grandi aziende. In Campania, su 371.988 imprese solo 172 possono definirsi “grandi”. I sostegni al reddito devono essere interventi di protezione sociale e interessare anche i lavoratori raggiunti dalla cessazione dell’attività. Occorrono interventi forti sulla formazione e crescita delle competenze anche per riaccompagnare i lavoratori espulsi.
Questo rappresenta per la Cisl Campania una delle motivazioni che spinge a proseguire il confronto già messo in atto dalla Cisl confederale con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e sul piano regionale con il presidente campano Vincenzo De Luca e il suo assessorato. Un confronto che spazi, appunto, su temi ampi e importanti, quali la riforma degli ammortizzatori sociali, le politiche attive del lavoro, il programma Gol (Garanzia di occupabilità) che sostituisce l’assegno di ricollocazione e tanti altri temi che toccano il mercato del lavoro, poiché per la Cisl il futuro della previdenza è profondamente intrecciato con le politiche del lavoro e con le misure da mettere in campo per rafforzare l’occupazione nel Paese e in Campania.
La Cisl regionale spingerà a una proposta, a un testo e a una strategia comune con tutte le parti sociali, soprattutto sul tema del rilancio del mercato del lavoro e delle politiche attive del lavoro, le cui mancanze son venute fuori non soltanto con la pandemia, ma possono essere ricondotte a venti anni fa. Il tema vero sta anche nel prendere atto che, seppur il principio delle pari opportunità è fondante la nostra democrazia, sono le diseguaglianze il vulnus in cui le povertà, le fragilità e le politiche di coesione manifestano la loro precarietà. Non tutto il Paese è uguale, non tutte le povertà sono uguali. Essere poveri a Napoli è cosa ben diversa da esserlo in realtà più strutturate con servizi adeguati e qualità della vita più sostenibile. (doriana buonavita)
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