Cinque anni dopo gli Stati Uniti tornano nell’UNESCO. L’unione è stata sancita quest’oggi a Parigi, dove la first lady statunitense Jill Biden è stata ricevuta insieme alla figlia Ashley presso la sede dell’organismo Onu per Scienza, Educazione e cultura dalla direttrice generale Audrey Azoulay. Gli Stati Uniti avevano annunciato la loro intenzione a giugno, dopo l’uscita formalizzata tra il 2017 e il 2018 della presidenza Trump. Dichiarazioni a cui è seguita la votazione positiva dei 193 stati membri e ufficializzata quest’oggi nella cerimonia dell’alzabandiera: “L’UNESCO crescerà con la reintegrazione degli Stati Uniti, rafforzando così le iniziative dell’organizzazione in tutto il mondo. In un’epoca di divisioni, fratture e minacce esistenziali, siamo felici di riaffermare oggi la nostra unione. Insieme saremo più forti”, ha dichiarato la direttrice Azoulay.

“Come insegnante sono un po’ di parte (insegna inglese e scrittura in un community college della Virginia ndr), ma siamo così orgogliosi di ricongiungerci all’UNESCO – ha esordito la first lady – sono onorata di unirmi a voi oggi mentre alziamo la bandiera degli Stati Uniti, il simbolo del nostro impegno per la collaborazione globale e la pace”, aggiungendo che la mossa è un esempio dell’impegno del presidente Joe Biden per “ripristinare la nostra leadership sulla scena mondiale”.

Si tratta del secondo ritorno degli Stati Uniti nell’UNESCO. Il Paese aveva precedentemente lasciato l’organizzazione nel 1984 sotto l’amministrazione Reagan, lamentandosi di cattiva gestione, corruzione e del presunto progresso degli interessi sovietici, per poi rientrare nel 2003 sotto la presidenza di George W. Bush. Un periodo che rese gli States il principale contribuente dell’UNESCO,  per una fetta del 22% del finanziamento totale.

Per sottolineare l’importante di preservare i siti del patrimonio, Jill Biden proseguirà il suo viaggio in Francia raggiungendo Mont-Saint-Michel. La sua visita al sito iconico servirà a evidenziare la responsabilità globale condivisa nella salvaguardia dei tesori culturali globali.

Secondo quanto riportato dai media statunitensi, tra le motivazioni che hanno spinto gli Stati Uniti al ritorno, c’è sicuramente la volontà di oscurare parte della scena conquistata dalla Cina, abile nel colmare il vuoto di leadership da quando Washington si è ritirata durante l’amministrazione Trump. E ora anche Israele ha annunciato un suo potenziale ritorno nell’organizzazione.

Redazione

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