Imponente la manifestazione di sabato dell'opposizione
Israele: approvata la riforma giudiziaria | Biden aveva consigliato Netanyahu di frenare
Dopo l’imponente marcia di protesta nella giornata di sabato, quando decine di migliaia di manifestanti hanno camminato per i 70 chilometri che separano Tel Aviv da Gerusalemme protestando contro la riforma governativa della magistratura e trasformando la lunga strada tra le due città in un mare di bandiere israeliane blu e bianche, è arrivata ieri una telefonata del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden al premier Benjamin Netanyahu, ancora ricoverato in ospedale, dove nella giornata di sabato gli è stato impiantato un pacemaker. Ma nulla è valso a convincere il premier, perché la prima parte della riforma è stata approvata.
Il Presidente Biden aveva consigliato al Primo Ministro israeliano di non avere fretta nell’approvare la proposta di legge sulle modifiche al sistema giudiziario del paese. “Dal punto di vista degli amici di Israele negli Stati Uniti, sembra che l’attuale proposta di riforma giudiziaria stia diventando più divisiva che meno“, avrebbe detto il presidente statunitense, secondo quanto riportato da Axios. “Data la quantità di minacce e sfide che Israele deve affrontare in questo momento, non ha senso che i leader israeliani affrettino i tempi: l’attenzione infatti dovrebbe essere rivolta a tenere uniti i cittadini ed a trovare un consenso ampio”.
Nonostante le pressioni, alla fine la riforma è passata alla Knesset con 64 voti favorevoli e 0 contrari, giacché l’opposizione ha lasciato l’aula prima del voto, mentre fuori continuavano le proteste durissime. Con il nuovo provvedimento si vieta alla Corte suprema di pronunciarsi sulla “ragionevolezza” delle decisioni e le nomine fatte dal governo e i singoli ministri. Si tratta del primo importante provvedimento che viene approvato nell’ambito della riforma giudiziaria che sta dividendo Israele. L’approvazione definitiva è arrivata malgrado ampie proteste in tutto il paese in corso da mesi, che hanno coinvolto anche i riservisti delle forze armate e il mondo delle imprese. Il voto è stato preceduto da 30 ore di infuocato dibattito alla Knesset e da alcuni falliti tentativi di raggiungere un compromesso con l’opposizione. Mentre si discuteva nell’aula, centinaia di migliaia di persone manifestavano contro il provvedimento davanti alla Knesset, agitando bandiere israeliane. “Già domani ricorreremo alla Corte Suprema contro questa legge impropria, contro l’annullamento unilaterale del carattere democratico di Israele”, contro la maniera antidemocratica e prevaricatrice con cui sono stati condotti i dibattiti nella commissione parlamentare per le questioni costituzionali”: la ha affermato l’ex premier Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid, dopo il voto . Secondo Lapid, “Netanyahu è ormai una marionetta manovrata da estremisti e da ebrei messianici”. L’ex premier ha poi fatto appello ai riservisti che nei giorni scorsi avevano minacciato di non offrirsi più volontari nelle proprie unità di aspettare per il momento con le proteste e vedere quale potrebbe essere la decisione della Corte Suprema su quanto avvenuto oggi alla Knesset.
Il pacchetto di modifiche al sistema giudiziario proposto da Netanyahu e dalla sua maggioranza di destra priverebbe, secondo i critici, la Corte Suprema della sua indipendenza e renderebbe possibile per il governo approvare leggi senza il successivo vaglio da parte dei giudici, come è avvenuto in più casi negli anni precedenti. Netanyahu e i suoi sostenitori affermano d’altro canto che il pacchetto di misure proposte è necessario per limitare il potere esorbitante dei giudici della Corte Suprema, che attualmente vengono nominati dal Presidente di Israele su proposta di un comitato dove la maggioranza è fatta dagli stessi esponenti del sistema giudiziario. C’è da ricordare, peraltro, che Israele non dispone di una vera e propria Costituzione, ma piuttosto di una serie di “leggi fondamentali” che stabiliscono, tra l’altro, le regole di nomina dei giudici ma che, per la loro natura non costituzionale, rischiano sempre di essere in balia della maggioranza di turno.
© Riproduzione riservata