La repressione della polizia morale non si ferma, anche con i morti. E’ bastato un servizio di un telegiornale locale e un dettaglio (“cadaveri seminudi dei due giovani trovati in auto”, smentito dal papà di lui) a far scattare l’ennesima follia. Così l’Iran ostacola il rientro in patria della salma di Vida Shahvalad, la giovane studentessa di 21 anni morta a Napoli, nel quartiere Secondigliano, nella notte tra venerdì e sabato insieme al fidanzato Vincenzo Nocerino, 24 anni, dopo aver trascorso la notte nel box dell’abitazione del giovane. Una serata finita in tragedia con la coppia uccisa dalle esalazioni dei gas di scarico dell’autovettura perché il motore della Fiat Panda nella quale si erano appartati era ancora acceso.

Studentessa “peccatrice”

Per l’Iran la giovane studentessa “è una peccatrice” e la sua salma “non può rientrare a casa”. Una motivazione aberrante quella di Teheran. Vida era arrivata in Italia nei mesi scorsi e frequentava il Dipartimento di Informatica dell’Università Vanvitelli-Campania. I genitori avrebbero ricevuto nei giorni scorsi lo stop della autorità iraniane al rientro in patria e, attraverso la famiglia di Vincenzo Nocerino, lanciano un appello affinché la salma della figlia possa ritornare in Iran per i funerali.  Appello lanciato da Alfredo Nocerino, papà di Vincenzo, e da un amico connazionale di Vida, Ahmad Bahramzadeh, 28 anni, venuto a conoscenza dello stop delle autorità iraniane dopo il servizio del telegiornale che ha portato la polizia morale iraniana a etichettare come ragazza dai “facili costumi” la giovane studentessa.

La tragedia di Vida e Vincenzo è avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 marzo in un box di Secondigliano. La coppia rientrava da una serata trascorsa a Caserta e si era appartata nel box della famiglia del ragazzo napoletano. L’auto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri che indagano sull’accaduto, era accesa perché probabilmente serviva alla coppia per riscaldarsi. Poi le esalazioni killer e il ritrovamento dei loro corpi senza vita avvenuto alle 9 del mattino seguente ad opera del padre di Vincenzo.

Dettagli-fake cavalcati dalla repressione iraniana

Nella tv di Stato iraniana è bastato sottolineare che i due corpi fossero seminudi per dare in là alla repressione della repubblica islamica. Da qui l’appello di Alfredo Nocerino e del connazionale iraniano sia ad aiutare la famiglia della povera 21enne che a “fermare le fughe di notizie incontrollate” perché i due giovani, così come racconta il genitore, non erano svestiti. Dettagli dunque che non fanno altro che “infangare la memoria” della giovane studentessa, offrendo alle autorità iraniane un assist d’oro per continuare l’attività di repressione delle donne.

Ambasciata Iran smentisce ricostruzione

In una nota l’ambasciata iraniana a Roma spiega: “Con l’auspicio che le vostre preghiere e il digiuno siano graditi al Signore e con auguri sentiti di buon anno rivolti ai cari connazionali residenti in Italia, rinnoviamo i sentimenti di rammarico per la morte improvvisa di Vida Shahvalad, studentessa iraniana residente in Italia, e di profondo cordoglio alla sua famiglia, ai suoi amici e alla comunità degli studenti residenti in Italia. Si informa che le necessarie pratiche per il trasferimento della salma della giovane sono seguite con attenzione e celerità da parte dell’Ambasciata e delle autorità in Italia. Non appena sarà reso noto il parere definitivo dell’autorità competente (Procura di Napoli), le operazioni relative al trasferimento della salma , già per altro inizialmente avviate in coordinamento con le agenzie funebri competenti e i famigliari, verranno concluse al fine di permettere nel più breve tempo possibile il rientro delle spoglie in Iran”.

 

 

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