Mate Polis - Le gemelle diverse
Draghi nuovo messia del pensiero economico?
Supermario Draghi come Keynes sul capitalismo: la formula matematica per salvare l’Europa
Pietro Maiorana L’analisi puntuale dei difetti dell’Unione ricorda quella dell’economista inglese sul capitalismo. La strada da percorrere è chiara e descritta con precisione, ma non semplice: serve una vera rivoluzione
La matematica e l’economia politica sono due discipline profondamente interconnesse e si influenzano reciprocamente in modi significativi. Tra le scienze sociali, l’economia è quella che ha più bisogno della matematica. La matematica fornisce strumenti analitici e modelli formali che consentono agli economisti politici di studiare e comprendere i fenomeni economici complessi. Anche la matematica, però, si serve continuamente dell’economia, dal momento che l’economia politica fornisce contesti reali e dati empirici che permettono ai matematici di testare e validare i propri modelli teorici.
La matematica nell’economia politica e la teoria dei giochi
Uno dei principali modi in cui la matematica è utilizzata nell’economia politica è attraverso l’uso di modelli matematici per rappresentare e analizzare i processi economici. Questi modelli possono essere utilizzati per studiare fenomeni come l’offerta e la domanda, la concorrenza tra imprese, la formazione dei prezzi e le politiche fiscali e monetarie. Utilizzando la matematica, gli economisti politici possono formulare ipotesi, derivare previsioni e testare le loro teorie in modo rigoroso e sistematico. Inoltre, la matematica è ampiamente utilizzata nell’economia politica per risolvere problemi complessi e ottimizzare le decisioni economiche. Ad esempio, la teoria dei giochi, una branca della matematica che studia le strategie di decisione in situazioni competitive, è stata ampiamente utilizzata nell’economia politica per analizzare le decisioni dei politici, degli imprenditori e dei consumatori e per prevedere i risultati delle interazioni tra di essi.
D’altra parte, l’economia politica fornisce agli studiosi della matematica una fonte preziosa di dati e problemi reali su cui lavorare. Ad esempio, l’analisi economica può fornire un contesto concreto e significativo per testare nuove teorie matematiche o per sviluppare nuovi modelli analitici. Inoltre, i dati economici possono essere utilizzati per validare e calibrare i modelli matematici, consentendo agli studiosi di confrontare le loro previsioni con la realtà empirica. In definitiva, il rapporto tra matematica ed economia politica è profondamente interconnesso e sinergico. Le più importanti teorie economiche, si pensi ai modelli di Hicks, alle curve di Philips, al concetto di moltiplicatore o all’acceleratore di Harris-Domar, sono supportati e sintetizzati da grafici e formule matematiche. Sempre di più i modelli previsionali si basano sull’econometria. L’econometria è una disciplina che combina concetti e strumenti della statistica, dell’economia e della matematica per studiare e analizzare i fenomeni economici. Tra le tecniche econometriche più comuni vi sono la regressione lineare, l’analisi di serie storiche, l’analisi di dati panel e l’econometria bayesiana.
Un’altra disciplina che collega fortemente matematica ed economia è la matematica finanziaria, che può essere definita come una branca della matematica applicata che si occupa di studiare e analizzare i fenomeni finanziari e di investimento. Questa disciplina utilizza concetti e metodi matematici per valutare, gestire e prendere decisioni in ambito finanziario, come l’investimento, il rischio, la valutazione dei titoli, la gestione del portafoglio, la valutazione delle opzioni e la determinazione dei tassi di interesse. La matematica finanziaria si basa su concetti matematici come l’algebra, il calcolo differenziale e integrale, la probabilità e le statistiche.
Alcuni concetti chiave della matematica finanziaria includono il valore presente e futuro del denaro, il tasso di rendimento, il rischio e la diversificazione del portafoglio, la teoria dei titoli e la valutazione delle opzioni. Utilizzando queste tecniche matematiche, gli analisti finanziari e gli investitori possono valutare il valore di un investimento, calcolare il rischio associato a una decisione finanziaria e prendere decisioni informate per massimizzare il rendimento del proprio portafoglio. Vi è anche un dato sentimentale e concettuale che lega matematica ed economia. Matematici, economisti (e anche filosofi), guardano al mondo con stupore e senza paraocchi, pronti ad inchinarsi di fronte al disvelamento delle sue regole e dei suoi meccanismi di funzionamento. Era il legame che a Cambridge teneva insieme matematici come Bertrand Russel e Hardy, filosofi come Moore e un economista come John Maynard Keynes.
La rivoluzione Keynes: Draghi nuovo messia?
Keynes è stato forse il più grande economico di ogni tempo. In ogni caso è stato al contempo il più amato da alcuni e vituperato da altri. Le sue due opere principali, la teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta e il Trattato della moneta, hanno rivoluzionato per sempre la teoria economica e aperto nuove strade al capitalismo, condotto verso un’attenzione nuova all’equità e ai diritti collettivi. Keynes, guardando i difetti del capitalismo, di fatto lo ha salvato da se stesso. Da tempo il mondo aspetta un nuovo messia del pensiero, capace di salvare economia e politica dalla loro stessa miopia e pochezza. Non so se Mario Draghi lo sia. Però il suo rapporto sull’Unione europea e il suo futuro, indicano una strada, una prospettiva. Se il mondo andrà avanti così, accelererà la sua entropia e la sua fine. Se l’Europa andrà avanti così, perderà senso e si sfalderà. Il suo ragionamento ha una precisione matematica.
La formula matematica di Draghi
Le strade sono chiare: occorre uno sforzo collettivo e coraggio per mettere in campo un nuovo piano Marshall, che potrà essere finanziato solo dal ricorso a strumenti debitori di stampo keynesiano (gli eurobond). Per fare cosa? Una politica energetica innovativa e alternativa al petrolio e al carbone, una profonda rivoluzione digitale per velocizzare i processi di sviluppo e una forte sburocratizzazione. È una strada. Questa strada la può fare l’Unione così come è oggi? Qui il pensiero di Draghi è netto e in un certo senso rivoluzionario: no. Occorre un’Unione europea più forte, con una costituzione federale, una politica estera autonoma e forte e una missione politica: la pace e la prosperità equilibrata. Se non la percorreremo, sarà fatale il declino. Draghi forse non voleva, ma la sua sembra una formula matematica.
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