C’è un Giorgetti di lotta e uno di governo. Uno che parla responsabilmente di tassazione progressiva e uno che dal pratone di Pontida giura che la pressione fiscale scenderà. Un doctor Giorgetti e un Mister Hyde che si alternano perfettamente. Un giorno l’uno, un giorno l’altro. intervenendo in merito all’imminente Legge di Bilancio aveva detto che saranno tassati «i profitti e i ricavi», nell’ambito di «uno sforzo che l’intero Paese deve sostenere ovvero individui, ma anche società piccole, medie e grandi».

Dal Ministero dell’Economia e delle Finanze si era poi spiegato che si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori, quelli in cui l’utile ha beneficiato di condizioni favorevoli esterne. E poi l’affondo sulla revisione catastale per chi ha beneficiato del bonus edilizio. Infine, l’ipotesi di mettere mano alle accise sul carburante. Misura che avrebbe un effetto-rincaro sui generi alimentari, oltre che sul trasporto delle persone. A poco è valsa la precisazione, ieri, del titolare Mef: «Gli autotrasportatori hanno una disciplina specifica e non sono interessati dal cosiddetto allineamento delle accise».

Maggioranza contro il suo ministro

Le polemiche esplodono anche dentro la maggioranza: «Niente nuove tasse», il principio ristabilito dal portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi. A stretto giro è arrivato il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini. «Questo non è il governo delle tasse». A metterci il carico da novanta è giunta infine Giorgia Meloni, con un video per i social nel quale alza i toni e chiarisce, schiarendo la voce, che con il suo governo le tasse non aumenteranno. Lo ha detto ad alta voce, sarebbe bastato dirlo con calma durante il Consiglio dei ministri.

“Balle o scontro con Giorgetti”

Il punto che Giorgetti sa bene e che altri fingono di ignorare è che difficilmente il Pil chiuderà quest’anno a +1%. E se i conti non tornano, torneranno le tasse. Inquadra la situazione il segretario di Più Europa, Riccardo Magi: «Delle due, l’una: o Giorgia Meloni sta raccontando le sue solite balle agli italiani, che presto si ritroveranno a dover pagare più accise sui carburanti e tasse più alte sulla casa se hanno ristrutturato con i bonus, come previsto in manovra, oppure sta smentendo platealmente il suo ministro dell’Economia Giorgetti. Allora ci ritroveremmo di fronte a uno scontro senza precedenti tra Palazzo Chigi e il Mef, che apre un gigantesco tema politico all’interno del governo. Sicuramente non può esserci questa incertezza che getta gli italiani nel panico».

Crosetto, le assenze in Cdm e il caso dossieraggi

C’è davvero maretta tra Giorgia Meloni e il suo ministro della difesa? I rapporti, a quanto risulta, non sarebbero mai stati tanto tesi: Guido Crosetto sarebbe finito, per una lunga serie di motivi, nella lista dei “cattivi” del governo. Non sappiamo quanto ci sia di vero nei retroscena di cui si parla e quanto possa invece essere frutto dei veleni che girano. Si dice che il ministro della Difesa sia stato colto alla sprovvista dall’informatissimo articolo di Francesco Verderami sul “Corriere della Sera”, che ha rivelato a quale punto sia il dissidio tra il “big” di Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni.

Tajani, la guerra con la Lega e la sensibilità liberal dei Berlusconi jr

Antonio Tajani sorprende sempre. Il suo primo anno e mezzo alla guida di Forza Italia è stato costellato da successi insperati, ma la spada di Damocle dei 90 milioni di debito che gravano sui bilanci di Forza Italia è pressante. Anche alla luce dell’ipoteca aperta dalla famiglia Berlusconi vanno lette le rapsodie nate a cavallo dell’estate su Ius scholae e diritti. Se Piersilivio e Marina Berlusconi hanno una sensibilità liberal, il partito non può fare a meno di registrarne gli input. E di comportarsi di conseguenza. La battaglia con la Lega.

La settimana santa di Santanché: processo e bordate agli alleati

Daniela Santanchè non sarebbe più nelle grazie della premier. La titolare del Turismo rimane sui carboni ardenti per le vicende giudiziarie e non ha brillato per iniziativa sui fronti caldi, balneari su tutti. Carlo Nordio – garantista doc – non vede problemi formali per la prosecuzione del mandato della collega del Turismo: «Da un punto di vista giuridico, formale e politico sicuramente Santanché non dovrebbe dimettersi», ha sottolineato il Guardasigilli. Vige il principio della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. E ci mancherebbe.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.