L’avvocato Piero Amara avrebbe avuto delle ‘talpe’ all’interno dell’Anac, l’Authority anticorruzione.
L’inquietante circostanza è emersa durante il suo interrogatorio, a novembre del 2021 davanti al procuratore di Perugia Raffaele Cantone, e depositato nelle scorse settimane nel processo milanese della Loggia Ungheria fissato dal giudice Guido Salvini per il prossimo 21 settembre.

Amara, già testimone chiave nel processo Eni-Nigeria dove erano accusati di corruzione internazionale i vertici del colosso petrolifero del cane a sei zampe, ad iniziare dall’ad Claudio De Scalzi, poi tutti assolti, era stato interrogato personalmente da Cantone interessato ad approfondire i contorni di questa Loggia paramassonica. Per tale procedimento il procuratore di Perugia, a luglio dello scorso anno, ha chiesto l’archiviazione, ad oggi però ancora al vaglio del gip Angela Avila.

Nella lunghissima deposizione di Amara emergono particolari relativi alle precedenti funzioni svolte dallo stesso Cantone in qualità di presidente dell’Anac e che, laddove fosse accertata come vera, imporrebbe di certo un nuovo processo per rivelazione di segreto. Amara, infatti, ha riferito a Cantone di avere intrapreso, in occasione del contenzioso contro la multinazionale francese di servizi energetici Siram Veolia, che ha visto lungamente impegnato l’amico e cliente E.B., imprenditore torinese nel settore del Facility management, una iniziativa che ha riguardato “anche il suo ufficio”, riferito cioè al precedente incarico di Cantone a capo dall’Anac.

Il contenzioso si era risolto con una sentenza del Consiglio di Stato che aveva consentito alla Exitone di E.B. di portare via alla Siram l’appalto Consip per la fornitura di energia elettrica destinata ai palazzi della Pubblica amministrazione della Lombardia. Un ruolo da protagonista lo avrebbe avuto il giudice amministrativo Riccardo Virgilio, indagato dai pm di Roma, per aver ottenuto da Amara una maxi tangente da 750 mila euro (denaro finito su un conto corrente svizzero). Stando ai documenti, infatti, sull’appalto ottenuto dalla Siram, Exitone faceva ricorso al Tar. La decisione era favorevole a Siram, così come anche i pareri dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici e di Anac. Al Consiglio di Stato, però, tutto cambiò in quanto Virgilio emise la sentenza con cui decise di togliere alla Siram l’appalto per la gestione del servizio integrato energia per la Pubblica amministrazione in Lombardia.

In un passaggio del lungo interrogatorio Cantone, forse incautamente, chiede ad Amara: “Su E.B., ad un certo punto ci ha accennato di questo rapporto che ha avuto questa società francese con cui sono entrati …eh, che è successo?”. Ed Amara da par suo, risponde sibillino: “Questo riguarda anche il suo ufficio … però non ne vorrei parlare, perché là c’è stata una guerra a sua insaputa … non ne voglio parlare … dunque, eh … tra Siram e E.B….. va beh chiaro che lei ricorderà, nel suo ufficio si discuteva … eh, però vi posso dire a onor di tutti, che non è un caso che io vi sto parlando che era certo che non si poteva parlare con lei, … ma io non sto … ma le aggiungo io, perché guardi … ha tirato fuori il discorso … noi comunque un’interlocuzione l’avevamo da dentro”. Sicché Cantone, preso in contropiede, chiede: “E chi era?” E Amara risponde: “E’ un suo caro amico … e lui gliene parlo perché non era … va beh! Ha capito chi era. Okay? Bene”. Cantone a questo punto anticipa Amara ed esclama: “Michele Corradino”. E Amara conferma: “Michele Corradino (giudice del Consiglio di Stato).

Amara poi descrive sommariamente le tappe della vicenda, sottolineando che Corradino è comunque una persona per bene. “Però a ottenere più contatti possibili all’interno dell’ufficio in cui lei aveva un ruolo istituzionale … però il canale era … vede come funziona il canale?”. Amara, dopo di ciò, sembra voler lanciare un ulteriore messaggio perché dichiara: “Quando volevano ricattare Ielo (Paolo, procuratore aggiunto a Roma che aveva fatto l’indagine ndr), Ielo perché lo volevano ricattare? … Tu Ielo stai indagando contro E.B. su denuncia della Siram e peraltro noi avevamo evidenza di un rapporto economico che c’era stato tra il fratello di Ielo e la Siram, quindi era una bomba… no, io voglio essere chiaro, io a Michele Corradino nessuno ha dato mai soldi né altro, proprio nel modo più assoluto!”. Amara conclude con il botto: “Naturalmente dall’interno, non so se è vero, non so se … ogni qualvolta c’era una riunione all’interno del vostro ufficio, ci davano delle notizie, delle informazioni ….”.

In altri termini, dal colloquio a due Amara-Cantone traspare la consapevolezza di quest’ultimo di avere avuto, quando era presidente dell’Anac un vice che avrebbe fornito notizie delle riunioni interne, sia all’avvocato siciliano che ai suoi sodali per poi, verosimilmente, studiare le ‘contromosse’. Con l’augurio che Corradino smentisca quanto prima, l’accaduto potrebbe determinare l’apertura di una indagine fatta da Cantone procuratore della Repubblica di Perugia sull’Anac presieduta da egli stesso e dal suo vice Corradino. Un classico cortocircuito giudiziario.

Paolo Pandolfini

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