Qualcuno non la racconta giusta alla Procura di Milano a proposito dell’indagine sulla loggia Ungheria che poi terremotò il Consiglio superiore della magistratura facendo finire sul banco degli imputati Piercamillo Davigo con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio. Durante il processo in corso a Brescia nei confronti dell’ex pm di Mani pulite, la procuratrice aggiunta di Milano Laura Pedio, nel 2019 titolare del fascicolo sulla loggia insieme al pm Paolo Storari, sentita ieri come testimone ha smentito le ricostruzioni che in questi mesi erano circolate circa una ‘inerzia’ dei vertici dell’ufficio milanese ad effettuare accertamenti dopo le rivelazioni dall’avvocato esterno dell’Eni Piero Amara.

Fino a ieri, infatti, la tesi era che Storari si sarebbe rivolto a Davigo per cercare aiuto in quanto ‘impedito’ a svolgere le indagini. A tal proposito, Storari aveva deciso di consegnare i verbali degli interrogatori di Amara dove si facevano i nomi di alte personalità dello Stato e di un quarantina di magistrati, tutti legati al sodalizio paramassonico finalizzato ad aggiustare i processi e pilotare le nomine dei vertici delle procure e dei tribunali. “Per me scoprire tutto è stata una sorpresa incredibile, non c’era un clima di contrasto, mai avrei potuto pensare che il collega di cui mi fidavo potesse fare una cosa di questo tipo”, ha detto invece Pedio.

E alla domanda sul perché avesse agito, la risposta è stata: “Non lo so dire, mi sono interrogata tante volte”. Di questi presunti contrasti, poi, “non si è trovato traccia neppure negli atti, il fascicolo è stato tutto condiviso, tutti gli atti sono a doppia firma”. Pedio ha anche sottolineato che alla sua richiesta di aggiungere un pm per affrontare un’inchiesta delicata, Storari “non volle, lui si trovava molto bene a lavorare con me e voleva proseguire con me. lo avevo dei segnali che andava tutto bene”. Il processo riprenderà il prossimo 23 maggio con l’interrogatorio di Davigo. Forse si capirà qualcosa in più su questo che è ormai un vero giallo.