“Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust conta 3.724 pagine e oltre 9 milioni di caratteri. Sul tempo perso dagli italiani a causa della mobilità urbana si sono scritte ancora più pagine. Un settore che da troppi anni è ostaggio di una regolamentazione kafkiana, penalizzando consumatori ed economia. Descrivere la drammatica carenza di taxi nelle città rischia di essere un esercizio superfluo: a Milano c’è il 38% di probabilità di non trovare un taxi disponibile nelle ore di punta; a Roma il 44%; a Napoli addirittura il 47%. Quasi una chiamata su due non riceve risposta.

Il flop del Decreto Asset

Anche il recente Decreto Asset del 2023, che consente ai Comuni di emettere fino al 20% in più di nuove licenze rispetto a quelle in circolazione, rischia di essere un compromesso al ribasso: poche licenze e tempi lunghi per il rilascio congelano un servizio che rimane insufficiente. Nei paesi che hanno adottato una maggiore liberalizzazione della mobilità urbana, il servizio è nettamente più efficiente e accessibile. Londra, ad esempio, ha 5,1 taxi ogni 1.000 abitanti, rispetto ai 3,5 di Milano e ai 2,8 di Roma. Ma, soprattutto, ha un sistema aperto alla concorrenza, in cui taxi, Ncc e servizi digitali coesistono, garantendo ai cittadini un’offerta variegata e affidabile.

La proposta

Per stimolare la concorrenza, l’associazione Articolo 16 – nata dalla collaborazione tra MuoverSi (la federazione che riunisce le principali associazioni Ncc) e Radicali Italiani – ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per semplificare il settore. L’idea introduce un principio rivoluzionario: è il cittadino a scegliere il mezzo di trasporto che preferisce, non lo Stato a limitarne l’accesso. La proposta introduce il concetto di “trasporto al pubblico”, definito come il trasporto di persone da un luogo all’altro attraverso qualsiasi modalità disponibile, incluse le piattaforme digitali, e ribadisce la separazione con regole chiare tra il servizio taxi e il servizio Ncc. Inoltre semplifica il rilascio delle autorizzazioni regionali e punta a garantire che la crescente domanda di trasporto pubblico non di linea trovi un’offerta sicura e sufficiente. Una proposta che, secondo il presidente di MuoverSi, Andrea Romano, “punta a sbloccare un quadro normativo vecchio di oltre trent’anni: la legge che regola taxi e Ncc è del 1992, quando non esistevano neanche gli sms. Oggi è cambiato tutto: nelle abitudini dei cittadini, nella tecnologia della mobilità, nel diritto ad avere più mobilità condivisa, meno traffico e inquinamento, costi minori, più lavoro regolare per taxi e Ncc”. La pdl, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, secondo i Radicali Italiani può essere “il canovaccio di partenza per una riforma complessiva della legge”.