I minerali critici sono diventati una risorsa strategica di primaria importanza nel panorama globale. In piena transizione energetica e con l’avvento di nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio, dall’elettrificazione dei trasporti alla produzione di energie rinnovabili, la domanda di minerali critici è in forte aumento. Tra questi, le terre rare – come il litio, il neodimio e il disprosio – sono particolarmente cruciali per lo sviluppo di tecnologie avanzate decisive, non solo per il contrasto al cambiamento climatico, ma anche per le comunicazioni, la robotica e per lo sviluppo di nuove armi basate sull’intelligenza artificiale. Nel cuore di questa sfida globale si trova l’Ucraina, un Paese ricco di potenziali risorse minerarie, tra cui terre rare, ma che vive anche in pieno conflitto e da decenni minato al suo interno da forti incertezze politiche. L’emergere dell’Ucraina come un attore chiave nel mercato globale dei minerali critici è un fattore decisivo nella più ampia competizione tra Stati Uniti e Cina. Soprattutto oggi, mentre gli atti esecutivi della presidenza USA – ma anche le dichiarazioni estemporanee di Donald Trump sui social – stanno rimodellando gli equilibri internazionali.

Minerali critici e terre rare: facciamo chiarezza

I minerali critici (Critical Minerals) sono risorse essenziali per le industrie moderne, e la loro disponibilità risulta fondamentale per la sicurezza economica e tecnologica delle nazioni. Le terre rare (Rare Earth Elements), che comprendono 17 elementi chimici, sono particolarmente richieste nella produzione di magneti permanenti, motori elettrici, generatori per le turbine eoliche e batterie ricaricabili.
Queste ultime comprendono elementi come lo scandio, l’ittrio e altri 15 lantanoidi, che si suddividono in terre rare leggere (come il lantanio, il cerio, il praseodimio, il neodimio) e terre rare pesanti (come l’europio, il gadolinio, il disprosio e l’itterbio). Elementi che, pur essendo fondamentali per la tecnologia moderna, sono meno indispensabili (critici, appunto) rispetto a minerali come il litio o il cobalto.
Secondo l’International Energy Agency (IEA), la domanda di questi minerali è destinata ad aumentare esponenzialmente nei prossimi decenni, spinta dalla transizione globale verso una maggiore sostenibilità energetica.I minerali critici contengono elementi rari, o meglio, la cui domanda industriale è elevata mentre i giacimenti sono limitati e concentrati in poche aree del globo. Fra questi elementi critici, così definiti solo per una questione di domanda elevata e offerta limitata, quindi di elevato valore di scambio, ci sono anche le terre rare. Queste ultime, pur godendo di simili caratteristiche in termini economici, sono elementi caratterizzati da una particolare configurazione elettronica nei loro orbitali più esterni, e si trovano in una precisa zona della Tavola di Mendeleev – o della Tavola Periodica, come la chiamiamo noi occidentali.Pertanto, i minerali critici si definiscono così perché contengono elementi preziosi per l’industria e quindi per l’economia; fra questi ci sono le terre rare, che si definiscono così per le loro proprietà elettroniche e, di conseguenza, per la loro posizione nella Tavola Periodica.

Risorse strategiche

Oggi, la Cina controlla circa l’80% della produzione globale di minerali critici e terre rare e costituisce un attore dominante nel mercato. Questa posizione è stata sfruttata come leva geopolitica, ed ha permesso a Xi di reagire alla guerra dei dazi scatenata dagli USA imponendo restrizioni sulle esportazioni e utilizzando il controllo degli elementi rari come strumento di contropotere economico. In questo quadro, la crescente domanda e la vulnerabilità delle forniture hanno spinto gli Stati Uniti e l’Unione Europea – seppur con strategie opposte – a cercare fonti alternative, con l’Ucraina che potrebbe emergere come uno dei potenziali fornitori strategici. Negli ultimi mesi, la questione delle terre rare è stata ampiamente discussa, tanto dai media quanto dai leader politici, ma spesso con scarsa precisione, generando confusione sia nel pubblico che nei decisori politici stessi. Recentemente, Trump ha avanzato l’idea di trasformare il supporto militare all’Ucraina in una trattativa commerciale per acquisire il controllo delle “terre rare” che, secondo lui, l’Ucraina possederebbe in abbondanza. Ma ha combinato un (altro) pasticcio, confondendo terre rare e materiali critici. In realtà, la lista ufficiale delle Critical Raw Materials (materie prime critiche) stilata dall’Unione Europea, così come la lista dei minerali critici inserita nell’Energy Act varato nel 2020 dal governo USA ed aggiornato nel 2023, include 34 elementi, tra cui litio, cobalto, nichel, titanio e le 17 terre rare. In Ucraina si trovano giacimenti – spesso ancora non sfruttati – di gallio, grafite, titanio e altre materie prime critiche, ma non di terre rare vere e proprie. Le miniere significative riguardano principalmente lo scandio, ma, secondo i dati dello stesso Servizio Geologico degli Stati Uniti, l’Ucraina non figura tra i primi sedici Paesi al mondo per riserve di questi elementi.

Ucraina e dintorni: giacimenti inesplorati di minerali critici

L’Ucraina era nota per le sue grandi risorse agricole e per una preziosa posizione geopolitica, costituendo un passaggio quasi obbligato fra gli abbondanti giacimenti di olio e gas asiatici e gli avidi consumatori europei, ma la sua ricchezza mineraria è altrettanto significativa. Recenti studi hanno evidenziato il potenziale del Paese nei minerali critici con stime che indicano una concentrazione di risorse che potrebbe coprire circa il 12% della domanda globale degli elementi che si ricavano da questi. La regione di Zakarpattya, nel sud-ovest del Paese, è particolarmente promettente, così come le aree di Dnipropetrovsk, che possiedono giacimenti potenzialmente enormi di minerali strategici.All’inizio del 2022, la viceministra ucraina per la Protezione Ambientale e le Risorse Naturali Svetlana Grinchuk ha dichiarato che il 5% di tutte le materie prime critiche globali si trova in Ucraina. La stima è valutata come piuttosto ottimistica, e non tiene conto che oggi fra un quinto e un quarto di questi giacimenti si trova nei territori annessi alla Russia.
Nonostante il potenziale, in Ucraina l’estrazione di questa ricchezza minerale è da sempre ostacolata da continue difficoltà politiche e, nell’ultimo decennio, dal conflitto con la Russia. La cronica situazione di incertezza ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo delle risorse naturali del Paese, rallentando gli investimenti dall’estero fino ad azzerarli. In parallelo, la mancanza di infrastrutture moderne e di tecnologie di estrazione adeguate ha limitato la capacità del Paese di sviluppare autonomamente il proprio potenziale minerario.

Terre rare e potere: la visione di Trump

Fin dal suo primo mandato, Trump ha portato avanti una politica energetica che punta a garantire la sicurezza delle risorse critiche per gli Stati Uniti, mettendo in subordine, se non eliminando del tutto, i progetti, come USAid, che garantivano influenza politica a livello mondiale e ritenuti così preziosi per le precedenti amministrazioni. Nelle prime settimane del suo secondo mandato, Trump ha moltiplicato le iniziative per assicurare agli USA l’autosufficienza in tutti i settori industriali, tra cui quello minerario, promuovendo l’estrazione domestica di risorse critiche e cercando di ridurre la dipendenza dagli alleati. L’amministrazione Trump ha posto particolare attenzione alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento per contrastare il dominio della Cina sui minerali critici ed evitare vulnerabilità strategiche. La sua politica estera ha privilegiato alleanze con tutti i Paesi che possiedono risorse strategiche e che non si trovano completamente sotto la sfera di influenza cinese. Proprio per questo, i territori della regione in cui si trova l’Ucraina diventano una preziosa moneta di scambio.

L’Ucraina e la geopolitica dei minerali critici

L’Ucraina si trova ora a un bivio strategico. Se da un lato i propri giacimenti di minerali critici e di (poche) terre rare potrebbero rappresentare una leva economica e politica per il Paese, dall’altro la sua situazione interna e le pressioni esterne pongono grandi sfide. Le difficoltà nel garantire la sicurezza degli investimenti minerari e la scarsità di infrastrutture adeguate impediscono qualsiasi progetto interno e, a maggior ragione, qualsiasi investimento internazionale. Inoltre, tanto Trump quanto Zelensky non sembrano preoccuparsi del fatto che l’estrazione ed il trattamento dei minerali da cui si ricavano i materiali critici comporta sfide ambientali significative. L’impatto ecologico dell’estrazione e della raffinazione mineraria deve essere gestito con attenzione, poiché la lavorazione di questi minerali può comportare gravi danni al suolo e alle acque circostanti, a meno che non vengano adottate pratiche sostenibili e tecnologicamente avanzate. Se l’Ucraina riuscirà a superare le difficoltà politiche e logistiche, potrebbe rappresentare una risorsa fondamentale per l’Europa e gli Stati Uniti, contribuendo alla riduzione della dipendenza dalle importazioni di minerali critici. Tuttavia, il ruolo dell’Ucraina nelle dinamiche globali delle risorse minerarie dipenderà molto dal supporto internazionale, in particolare dalla cooperazione con gli Stati Uniti e con l’Unione Europea ma, soprattutto, dal raggiungimento di un serio accordo di pace con la Russia.
Solo stabilizzando la situazione militare e politica, chiudendo il conflitto e insediando un governo autorevole e forte di un riconoscimento elettorale, Kiev potrà seriamente pensare di attrarre investimenti tecnologici e infrastrutturali, oltre a una gestione attenta delle risorse. Le alleanze basate sulle risorse minerarie critiche definiranno il nuovo ordine geopolitico, e l’Ucraina, con la sua ricchezza agricola e mineraria, potrebbe giocare un ruolo centrale in questa dinamica.

Luca Longo

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