L’Italia si è svegliata con lo spauracchio del terremoto, soprattutto al centro Italia. Ed è impossibile non riportare alla memoria drammatici eventi come il terremoto dell’Emilia del 2012 o quello di Amatrice del 2016. Cosa sta succedendo al centro Italia? Perché la terra torna a tremare? Ma soprattutto, ci sono connessioni con quanto già accaduto in passato?

Il 9 novembre la prima la forte scossa di magnitudo 5.7 è stata avvertita alle 7.07 sulla Costa Marchigiana e in numerose regioni italiane (Veneto, Lazio, Toscana, Emilia Romagna), poi uno sciame sismico che ha fatto registrare nei successivi trenta minuti almeno altre nove scosse con una magnitudo compresa tra 3.4 e 4. L’epicentro è a largo della costa di Pesaro a una profondità minima, di 8 chilometri. Secondo quanto rilevato dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, sono una ventina le scosse di magnitudo superiore a 2 che si sono susseguite dopo la prima di 5.7 nella costa adriatica tra Fano e Pesaro.

“Si è trattato sicuramente di una scossa forte”, ha spiegato il sismologo Carlo Meletti dell’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), intervistato dal Corriere della Sera. Per fortuna non ci sono state vittime o grossi danni ma solo tanta paura che ha portato in strada molte persone. Meletti ha spiegato che l’epicentro è stato individuato a 30 km dalla costa alla profondità di 8 chilometri. “Abbiamo avuto segnalazioni anche da Bari e da Lubiana in Slovenia. Questo si spiega perché la placca adriatica ha caratteristiche tali che riesce a trasmettere le onde sismiche a grande distanza senza che si perda troppa energia”, ha spiegato il sismologo.

Alla mente torna quello che successe ad Amatrice nel 2016, ma il sismologo spiega che i due fenomeni sono molto diversi: “Geograficamente sono aree vicine, ma dal punto di vista geologico sono completamente diverse. Quello di Amatrice è avvenuto nell’Appennino ed era di tipo distensivo, ovvero è la crosta che si allarga. In questo caso ci troviamo sui lembi più estremi dell’Appennino che avanzano al di sopra della placca adriatica. È la conseguenza di un raccorciamento, una convergenza tra due placche”. E questo meccanismo di compressione dell’Appennino verso l’Adriatico è stato l’origine del terremoto dell’Emilia nel 2012.

Già nelle ore successive al terremoto del 9 novembre si sono avvertite altre scosse, uno sciame sismico. “Dopo un paio d’ore avevamo registrato altre 35 scosse minori e ce ne saranno sicuramente altre – conclude il sismologo – Non possiamo prevedere se quella di stamattina è stata la scossa più forte. Possiamo però osservare che sembra confrontabile con quello del 1930 che ebbe una magnitudo 5.8, quindi è presumibile che questi siano i valori massimi”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.