Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sposta gli equilibri globali e ridisegna alleanze e conflitti. La seconda amministrazione trumpiana sembra partire in maniera diversa dal primo mandato soprattutto per quanto riguarda il continente africano. Nel primo quadriennio Trump aveva sprezzantemente definito “spazzatura” (usato il termine shithole) per definire molti paesi africani, ma poi aveva agito diversamente soprattutto grazie ai suoi consiglieri. Rispetto all’amministrazione Biden ci saranno comunque dei sostanziali cambiamenti, soprattutto ideologici.

Joe Biden aveva riavviato con forza il dialogo fra Stati Uniti ed Africa organizzando un summit di enorme successo dove aveva annunciato l’ingresso dell’Unione Africana nel G20. L’ex amministrazione statunitense aveva anche elargito sostanziosi finanziamenti a molti stati africani, rafforzando la presenza americana anche grazie ad alcune importanti esercitazioni militari.

Trump marca la Cina

La politica africana di Trump sarà totalmente mirata al contenimento continentale della Cina che è già molto radicata e padrone della rete infrastrutturale di molti paesi. L’Africa resta determinante anche per la sua posizione geografica e soprattutto per il suo immenso scrigno di materie prime fondamentali. Come noto Donald Trump detesta rapportarsi con organizzazioni troppo ampie e per questo motivo cercherà di depotenziare il ruolo dell’Unione Africana, sconfessando il lavoro portato avanti in questi ultimi anni da Joe Biden. Ma Trump lavorerà su diversi dossier africani suddividendo il continente in aree di interesse.

Le tre aree di interesse

Fondamentale resterà la lotta al terrorismo internazionale nel Sahel, un tema caro agli Stati Uniti che però non intendono impegnare militari americani. Il progetto vedrebbe un addestramento e riarmamento degli eserciti nazionali degli stati africani per sostenerli nella lotta al jihadismo dilagante. Nel Sahel gli Stati Uniti cercheranno una serie di contatti con quei paesi che non sono già finiti sotto controllo di Mosca rafforzando gli accordi commerciali e la presenza diplomatica. Il secondo focus di interesse americano sarà il Corno d’Africa dove la precedente amministrazione Trump aveva già lavorato per ottenere la pace fra Etiopia ed Eritrea.

Musk e Stralink in Africa

Proprio il premier etiope sembra essere uno dei partner ideali del trumpismo africano così come il presidente keniota William Ruto. La terza area di interesse sarà la Regione dei Grandi Laghi e soprattutto la Repubblica Democratica del Congo, dove la presa cinese è radicata da anni, ma che vanta tutte le materie prime fondamentali per la transizione energetica. In questo nuovo corso come è facile immaginare avrà un ruolo determinante anche Elon Musk che sta avendo un successo enorme con Starlink nel continente africano. Il magnate sudafricano vede l’Africa come un grande mercato e spingerà Trump a non lasciare spazio di manovra né a Mosca, né tantomeno a Pechino con cui lo scontro, esclusivamente commerciale, è già in atto da anni sul terreno africano.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi