Il dibattito
Trumping Point, il mondo cambia: “La Ue decida se vivere o morire”

Le prime mosse di Donald Trump sono state al centro dell’ultimo appuntamento de L’Ora del Riformista, il talk settimanale del quotidiano dedicato ai più importanti fatti di politica interna ed estera. Al panel – dal titolo Trumping Point, moderato da Aldo Torchiaro – hanno partecipato Greta Cristini (analista geopolitica e autrice del podcast Il Grande Gioco), Simone Crolla (consigliere delegato dell’American Chamber of Commerce italiana), Carlo Alberto Giusti (rettore dell’Università degli Studi Link) e Paolo Guzzanti (saggista e firma di punta del Riformista).
Il direttore Claudio Velardi, pur sottolineando di non condividere tutte le affermazioni del neo presidente statunitense, ha lanciato un monito: «La demonizzazione non serve mai a niente, nei confronti di nessuno. Il punto è capire quando Trump inizierà a produrre fatti».
Sul rapporto tra gli Stati Uniti e il nostro continente si è soffermato Guzzanti: «L’Europa deve guardarsi allo specchio, deve avere ben chiari il proprio programma e la propria immagine. Tanti gesti di Trump, che noi guardavamo con disgusto, sono stati accolti con trionfo dagli americani. Ciò significa che dobbiamo capire se e come agire. Il fatto scioccante rappresentato dalla presenza di Trump significa anche che l’Europa avrà la grande opportunità di decidere se vivere o morire».
Per Cristini invece sono due i punti su cui The Donald ha battuto sin dal primo momento: il risentimento provato dalla classe media e la paura per l’immigrazione. «Nel suo discorso di insediamento ha messo in pausa il diritto alla cittadinanza basato sullo ius soli per i figli di immigrati irregolari. Ha parlato di cosa significa essere americano, di quale sia l’american way of. Ovviamente questo si scontrerà con la realtà e la cultura woke e progressista di Stati come California e Minnesota».
«Non si deve immaginare che la crisi di identità sia il motivo della sua elezione. Trump è stato eletto con coscienza», è in sintesi la valutazione espressa da Giusti. Che ha sottolineato come il ticket con J. D. Vance sia stato apprezzato soprattutto dagli Stati centrali maggiormente in difficoltà a causa della deindustrializzazione: «In una campagna elettorale molto fisica come quella contro Kamala Harris, gli elettori sono stati chiamati a decidere se continuare o meno con un passato che effettivamente ha lasciato un po’ l’amaro in bocca a tanti a causa del peggioramento della qualità della vita».
Crolla si aspetta che Trump faccia tutto ciò che ha annunciato: “È un uomo d’affari. Saranno 2 anni di free riding puro, in cui implementerà quello che vorrà e cercherà di negoziare al meglio per il suo popolo». A suo giudizio Meloni ha fatto benissimo ad aprire un dialogo diretto con il vertice Usa, visto che Ursula von der Leyen non viene vista come la giusta sintesi di tutte e 27 le realtà nazionali europee. «Non vedo preoccupazioni sui dazi – ha concluso – Nei suoi discorsi finora ha tenuto fuori la Ue, parlando solo il 10% sulla Cina e il 25% sul Canada. L’annuncio più importante è che ha chiesto all’ente americano del commercio internazionale di andare ad analizzare se ci sono squilibri importanti nella bilancia commerciale».
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